REDAZIONE MILANO

Giù la Torre a spese dei condomini Più di 120 parti civili nel processo

Gli ex inquilini del grattacielo di via Antonini andato a fuoco dovranno anticipare i costi della demolizione

Giù la Torre a spese dei condomini Più di 120 parti civili nel processo

La novità è che per il momento saranno gli ex inquilini a pagare la demolizione. Ieri è proseguita, in tribunale, l’udienza preliminare sul caso del maxi incendio della Torre dei Moro, il grattacielo di 18 piani che prese fuoco come una torcia il 29 agosto del 2021 senza causare vittime.

Più di centoventi le persone offese che, tra loro tutte le famiglie di inquilini, attraverso i loro avvocati hanno chiesto e ottenuto di entrare nel procedimento come parti civili. L’udienza riprenderà l’undici settembre. Intanto però sono gli ex condomini a doversi fare carico dei lavori. "Il problema - spiega Mirko Berti portavoce dell’associazione che li riunisce - è che il massimale previsto dal’assicurazione per la demolizione è di soli 150mila euro, mentre il costo dei lavori è stimato in un milione e mezzo. Se vogliamo che si cominci a buttare giù tutto, la differenza dobbiamo anticiparla noi, poi cercheremo di trovare una soluzione".

Per demolire il suo appartamento (presupposto obbligato per poterlo ricostruire) Berti dovrà saldare un conto di circa 38mila euro. "Vedremo poi come coprire queste somme necessarie, magari grazie anche ad assicurazioni personali". Resta il fatto che la vicenda resta tuttora sospesa ed è soltanto l’ultimo ostacolo che i vecchi inquilini del grattacielodevono affrontare.

Sul fronte giudiziario, il pm Marina Petruzzella nei mesi scorsi ha chiesto il processo per disastro colposo per 18 persone, tra cui Alberto e Roberto Moro, i costruttori dell’edificio di via Antonini, la moglie del primo, Stefania Grunzweig, amministratrice della società committente e venditrice degli appartamenti, e anche due spagnoli, il legale rappresentante e l’export manager di Alucoil, l’azienda spagnola produttrice dei pannelli che rivestivano il grattacielo e che sono stati ritenuti dalla Procura “altamente infiammabili”. E anche per sei responsabili di Zambonini spa, che si occupò dei lavori delle “vele” della facciata della Torre.

Il maxi rogo, stando alle indagini, scoppiò per una serie di “macroscopici vizi di progettazione ed esecuzione” delle facciate fatte di pannelli infiammabili. Scelti perché più economici, ma non omologati e che trasformarono il grattacielo in una “torcia” quando l’incendio divampò da un balcone per un caso fortuito, ossia una sigaretta gettata.

Mario Consani

Andrea Gianni