Giornalismo viva quello sano e documentato

Maria Rita

Parsi

Cos’è il giornalismo? C’è ampio consenso quando si tratta di definirlo: “pubblicazione o diffusione di notizie attraverso i mezzi di comunicazione”. E tuttavia tale definizione viene costantemente smentita dalla pratica, nella quale il giornalismo si limita, il più delle volte, a “diffondere opinioni” o, per dirla con maggiore precisione, a “dire o scrivere la prima cosa che mi passa per la testa anche se non so cosa sto dicendo o scrivendo”. In quanti condividono come me questa nostalgia? A leggere i quotidiani, e a scorrere la programmazione delle centinaia di canali digitali e satellitari che raggiungono le nostre smart tv, direi pochi. E così, quando mi imbatto, A.D. 2022, in pagine di giornalismo realizzate alla vecchia maniera, che è poi il modo più autentico di farlo, mi sento meno sola. E non posso fare a meno di parlarne. Confessione Reporter è, da dieci anni a questa parte, un programma di storie diverse. Umanità e disumanità, taciute o dimenticate. Le vite di donne, uomini, profughi e bambini, raccontate dai diretti interessati: sono loro i protagonisti, sono loro la storia. Stella Pende, che della trasmissione è autrice e conduttrice, ha ben compreso che il ruolo di giornalista è quello di testimone del tempo: fare informazione, che lo show è un altra cosa. Inevitabile per una professionista che in televisione si è formata con Giovanni Minoli prima e Gianni Minà poi. Lo stesso vale per me, che non ho mai dimenticato l’esempio dei miei maestri e colleghi: Fabrizio Di Giulio, Alfonso Di Nola, Francesca Morino Abbele. È sulla buona formazione che si fonda la buona professione. Poiché ho più a cuore il qualcosa rispetto al niente, preferisco seguire le trasmissioni di chi le guerre e i conflitti li ha vissuti da inviata prima di raccontarli, di chi va a Cuba per parlare di vaccini cubani e in Afghanistan per mostrare donne imprigionate in un burqa, uomini e bambini che vendono i reni per sopravvivere. E allora bentornata a Stella Pende. E auguri sinceri ai pochi irriducibili protagonisti di un giornalismo sano e documentato.

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