
Elena Conte festeggia la laurea
Milano, 23 dicembre 2020 - Affrontare il tema del civismo e della rigenerazione identitaria in un quartiere "laboratorio" come il Giambellino, e per la prima volta, in una coraggiosa tesi di laurea. Per la neodottoressa Elena Conte, laureata in Comunicazione Media e Pubblicità alla Iulm (relatore Stefano Rolando), dovevano essere i giorni più belli, a marzo. Ma il Covid ha cancellato tutto, ha mandato all’aria tanti progetti, compresa una ricerca che avrebbe dovuto far parte della sua tesi.
"Ma alla fine sono riuscita a discuterla online, come tanti coetanei, il 30 marzo e il Giambellino mi ha portato fortuna", racconta Elena che collabora come fotografa proprio nel Municipio 6. "Oggi più che mai, ragionando sulla città dei “15 minuti“ e dei quartieri come suggerisce Stefano Boeri, arcipelago di borghi, il concetto di identità va a legarsi fortemente alla questione degli spazi e all’uso culturale e sociale che ne deriva. Il Giambellino, ex quartiere operaio, oggi ha identità frammentate che cercano di coabitare ma spesso sfociano in conflitti fra diverse comunità. Girando a piedi, a febbraio, nel quartiere per documentare con la mia macchina fotografica le diverse situazioni ho avuto spesso l’impressione di non essere gradita, soprattutto nella parte del Giambellino più vicina a piazza Tirana ma non mi sono sentita mai in pericolo. Ho colto tensioni fra le diverse comunità; ad esempio quella rumena che abita gli spazi di via Manzano e la comunità araba che ha il suo quartier generale nelle case popolari di via Segneri". Conte si dice "sostanzialmente d’accordo" con il presidente del Municipio 6, Santo Minniti, che individua il Giambellino come il frutto di tre macro quartieri, con identità diverse, da quella più borghese che va da piazza Napoli a via Bruzzesi, abitata dal ceto medio, ad una parte ancora popolare da via Bruzzesi a largo Gelsomini ma di livello economico tutto sommato di ceto medio e infine, da via Odazio a piazza Tirana, che mostra un quartiere diverso, di edilizia residenziale pubblica, con occupazioni abusive e degrado urbano. Segnato dalla malagestione dell’Aler.
Completamente a sé la parte del quartiere ebraico che si estende nelle vie Soderini, Arzaga. Quartiere "dall’animo ribelle", che ha "nel Dna lo spirito di lotta, da quella operaia (con gli scioperi nelle fabbriche di via Solari) a quella antifascista. Al Giambellino sono cresciuti personaggi come Diego Abantatuono e Renato Vallanzasca, quest’ultimo scorrazzava in via Degli Apuli con il monopattino". Ma allora l’identità del quartiere sta più nel Giambellino cantato da Gaber o in quello descritto nei libri di Pinketts, ossia "Qualcosa tra il vino rosso, l’aranciata amara e il bianco spruzzato di sangue? "È difficile assegnare un’ identità a un quartiere così ricco di sfaccettature e contraddizioni ma credo che con la riqualificazione delle case popolari, la realizzazone della nuova biblioteca in via Odazio e la nuova M4 si gioca una partita importante", riflette Conte. Che aggiunge: "È stato questo per me camminare per le strade del Giambellino, attraversare gli odori e i colori del quartiere. Quei colori tipici che ho ritrovato anche nelle foto che ho scattato tanto da cambiare idea rispetto all’originaria scelta del bianco e nero".