Il giallo della donna in albergo: ferita sulle scale antincendio, muore dopo 24 ore in ospedale

Milano, soccorsa per un profondo taglio all’inguine, poi il decesso. I problemi psichici e l’ipotesi del gesto volontario, ma l’arma non c’è. L’allarme lanciato dal marito

L'hotel Galileo dove si è verificato il dramma

L'hotel Galileo dove si è verificato il dramma

Milano – Una donna con un profondo squarcio all’inguine, in un lago di sangue. L’allarme e la corsa in ospedale. Le condizioni che peggiorano con il passare delle ore, fino alla morte 24 ore dopo. E un’indagine che parte dall’ipotesi iniziale del gesto volontario, ma che deve comunque far luce su alcuni elementi ancora poco chiari. Partiamo dai fatti, secondo quanto ricostruito al momento dal Giorno 

Alba di martedì, hotel Galileo di corso Europa. In una stanza alloggiano K.R., cinquantaduenne originaria della provincia di Cosenza, e il marito. È quest’ultimo ad accorgersi per primo che c’è qualcosa di strano: si sveglia e si preoccupa perché la compagna non è in camera. Scende al piano terra per chiedere all’addetto alla reception se l’abbia vista uscire, poi risale e inizia a cercare dappertutto, fin quando si ritrova sulle scale antincendio della struttura ricettiva: K. è lì, ha una ferita alla gamba.

Dall’albergo parte la chiamata al 112: i sanitari di Areu trasportano la donna in codice rosso al Policlinico; inizialmente, le sue condizioni non sembrano particolarmente gravi, ma mercoledì mattina i medici ne constatano il decesso. Il pm di turno dispone subito il trasferimento della salma all’istituto di medicina legale di piazzale Gorini per l’esame autoptico. Nel frattempo, scattano anche gli accertamenti dei carabinieri della Compagnia Duomo, che raccolgono la testimonianza del marito e vengono a sapere dei problemi psichiatrici della donna; da lì si fa strada la pista del gesto volontario.

Al Galileo arrivano anche le tute bianche della Sezione investigazioni scientifiche di via Moscova, che effettuano un sopralluogo molto approfondito per individuare eventuali tracce che possano aiutare l’inchiesta. Un sopralluogo che però, secondo le informazioni a disposizione, non è riuscito a rispondere a una serie di domande, legate l’una all’altra: come si è ferita K.? Si è ferita con un’arma? Dov’è l’arma? Ed è proprio da questi interrogativi che, ad autopsia eseguita, ripartiranno gli accertamenti investigativi dei militari per risolvere il mistero.

( ha collaborato Giulia Bonezzi )

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