Genovese, ipotesi evasione fiscale "per pagare la villa a Ibiza e l'alcol"

Le motivazioni della sentenza con cui la Cassazione ha confermato il sequestro da 4,3 milioni di euro

Alberto Genovese

Alberto Genovese

Milano - Alberto Genovese, l'ex imprenditore prodigio delle start up digitali, non è accusato solo di violenza sessuale. Un filone delle indagini che lo riguardano si riferisce a presunti reati fiscali commessi tra il 2018 e il 2019. Secondo le accuse, l'uomo, a processo a Milano con l'accusa di aver violentato, dopo averle rese incoscienti con un mix di droghe, due giovani modelle, avrebbe "utilizzato" la holding Auliv "a scopo di evasione" fiscale, per "gestire i flussi finanziari derivanti dalle sue attività e partecipazioni societarie" e per "provvedere al reperimento delle risorse necessarie per le sue attività personali", tra cui "l'acquisto e la ristrutturazione della villa a Ibiza" per 8 milioni di euro e "beni di lusso e consumo", come "ingenti acquisti di alcolici".

Le accuse 

Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui a fine novembre scorso ha confermato il sequestro da 4,3 milioni di euro, disposto dal Riesame dopo che il gip l'aveva negato, a carico di Genovese. I reati fiscali contestati fanno parte di una tranche dell'inchiesta condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, e sempre coordinata dai pm Paolo Filippini e Rosaria Stagnaro, ossia quella sulle sue movimentazioni finanziarie. Il sequestro, da un lato, ha riguardato una presunta evasione su redditi da lavoro, riferiti al suo ruolo dell'epoca in Facile.it Holdco Limited, che Genovese avrebbe dichiarato come redditi da capitale. Avrebbe indicato "compensi percepiti dalla liquidazione di 'warrants instruments' emessi dalla Facile.it Holdco.ltd come redditi di natura finanziaria" e non da "lavoro dipendente". Dall'altro lato, anche una presunta evasione sulla liquidazione di alcune partecipazioni che aveva in Facile.it (società di cui fu fondatore) realizzata con lo "schermo" della holding Auliv: non avrebbe indicato "tra i redditi personali di natura finanziaria" le "plusvalenze" da quasi 10 milioni di euro «relative alle cessioni di partecipazioni» e quelle da oltre 1,8 milioni su "cessioni di partecipazioni detenute in Brumbrum spa".  

Le presunte violenze

Genovese è imputato, davanti al gup Chiara Valori, per due presunte violenze: una ai danni di una 18enne, durante una festa organizzata il 10 ottobre di due anni fa nel suo attico con vista sul Duomo e ribattezzato Terrazza Sentimento, e l'altra nei confronti di una 23enne nel luglio 2020, sua ospite proprio a Ibiza nell'ormai nota Villa Lolita. Nelle motivazioni del verdetto della Cassazione, che conferma il contenuto dell'ordinanza del Riesame che aveva portato al sequestro milionario lo scorso luglio, la terza sezione penale (presidente Grazia Lapalorcia) sottolinea come l'80% circa delle uscite relative alla holding Auliv e il 51% circa "delle operazioni passive" della stessa società "nel periodo 2014-2020" sono "collegate" alla residenza nell'isola spagnola. La Auliv, ribadiscono i giudici, sarebbe stata "utilizzata fraudolentemente e a scopo di evasione come soggetto interposto per consentire a Genovese di sottrarre somme di cui aveva la disponibilità alla imposizione" fiscale. Non si può parlare, per la Suprema Corte, di "abuso del diritto", ossia di semplici forme di elusione fiscale, ma c'è stata evasione perché si tratta di "operazioni che non hanno rispettato, neppure formalmente, le norme fiscali". Da qui il rigetto del ricorso della difesa. 

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