Furto a casa Ecclestone, il bottino è svanito. E la Serbia si tiene il capobanda Vukovic

La giustizia inglese cerca ancora i gioielli da 25 milioni di euro rubati nella villa. Belgrado nega l’estradizione dell’ultimo sospetto

Bernie Ecclestone con la figlia Tamara

Bernie Ecclestone con la figlia Tamara

Milano - La caccia al bottino da 25 milioni di sterline continua, ma finora senza alcun risultato. E secondo la Bbc, la Serbia ha respinto la richiesta inglese di estradizione per l’uomo che avrebbe con sé i gioielli e i preziosi sottratti tre anni fa all’ex modella Tamara Ecclestone.

Il capopanda in fuga

Dopo aver portato alle condanne - fra gli otto e gli undici anni di carcere - di tre degli “uomini d’oro“ autori del furto del secolo (dicembre 2019) nella villa londinese della figlia di Bernie, il boss della Formula Uno, la giustizia britannica si è dovuta fermare. Da un lato non è stato ancora processato (perché latitante) il capo della banda scappato in Serbia tre anni fa e lì rimasto. Dall’altro, nessuna notizia del tesoro di diamanti e preziosi - oltre 25 milioni di euro - sottratto nel clamoroso blitz nel cuore della City e da quel momento svanito nel nulla insieme all’imprendibile capobanda “Daniel Vukovic“ alias Alfredo Lindley, già protagonista di furti in case di vip anche in Italia.

Giustizia spuntata

Così la giustizia inglese è costretta alla routine della ricerca di beni mobili e immobili posseduti dai tre finora condannati, nel tentativo fallito in partenza di scovarne a sufficienza per un almeno parziale risarcimento in favore della danneggiata, l’ex modella futura erede del 90enne Ecclestone. Fatica inutile perché i tre responsabili del furto (Alessandro Donati e Alessandro Maltese che hanno ammesso, Jugoslav Jovanovic che non l’ha fatto e ha incassato la pena più pesante) risulterebbero tutti e tre poco più che nullatenenti. (Donati, come ha rivelato il Giorno è anche indagato dall’antimafia milanese per lo spaccio di 50 grammi di cocaina in una più amèia indagine per usura ed estorsioni). Le loro rispettive situazioni patrimoniali avrebbero dovuto essere oggetto di una specifica relazione tecnica ad opera degli investigatori inglesi, il cui deposito era previsto all’inizio di giugno in vista di una udienza per l’esame fissata per i primi di luglio. Termini che però non sono stati rispettati anche perché da decidere non si sarebbe, per l’appunto, quasi nulla.

Estradizione negata

Nel frattempo, stando al docufilm sulla vicenda mandato in onda nei giorni scorsi dalla Bbc, l’estradizione dalla Serbia del capo della banda degli uomini d’oro “Vucovic“ sarebbe stata rifiutata già un anno fa. I documenti del tribunale ottenuti dalla tivù inglese mostrano che la polizia metropolitana chiese l’estradizione nell’aprile 2021 tramite il dipartimento specializzato per la criminalità organizzata della Repubblica di Serbia. Richiesta respinta a metà luglio da un’Alta Corte di Belgrado. A ottobre quella decisione era stata impugnata ma in seguito vennne nuovamente confermata dall’Alta Corte della capitale serba. I dettagli del documento in possesso della Bbc, mostrano che, stando ai giudici belgradesi, “Ljubomir Romanov” - questo il nuovo nome di Vukovic alias Lindley - è un “residente legale” in Serbia e quindi la base giuridica per l’estradizione non sarebbe stata soddisfatta. Nel trattato tra la Serbia e il Regno Unito firmato nel dicembre 1900, infatti, è previsto che ciascun paese possa negare l’estradizione dei propri cittadini.

Furto del secolo

Resta il fatto che a quasi tre anni dal furto del secolo nella capitale inglese - dove per altro la banda degli uomini d’oro si infilò nelle case di altri due vip come l’allenatore del Chelsea e il defunto patron del Leicester - la dinamica dei colpi è stata ricostruita integralmente, gli autori sono stati individuati e riconosciuti, ma la fuga del capobanda ha reso finora impossibile ritrovare il tesoro sottratto.

 

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