Nicola Palma
Cronaca

Furti al centro postale, presi addetti infedeli

I cinque dipendenti della struttura di Roserio rubavano il contenuto di lettere e pacchi. L’indagine dei carabinieri e il licenziamento

Il loro errore, forse dettato dalla consapevolezza (sbagliata) di rimanere impuniti, è stato quello di rovistare nei pacchi e nelle buste da lettera e di lasciarne gli involucri vuoti vicino alle aree comuni, tipo gli spogliatoi. Da lì sono nati i sospetti, che hanno fatto scattare una segnalazione ai carabinieri e la successiva indagine. Così cinque dipendenti del Centro di meccanizzazione Roserio di Poste Italiane, in via Cristina da Belgioioso 165, sono stati colti in flagrante e denunciati per una lunghissima serie di furti e manomissioni delle missive che passavano nel settore di smistamento denominato "Corrispondenza 1"; inutile aggiungere che i lavoratori nel mirino sono stati pure licenziati.

L’inchiesta dei militari del Nucleo operativo della Compagnia Magenta, coordinati dal capitano Alfonso Sammaria, è partita alla fine del 2019 ed è riuscita ad accertare più di 500 casi. Gli investigatori hanno iniziato gli approfondimenti con una serie di appostamenti, per cercare di capire dove avvenissero i colpi e in che orari: in quel modo, si è compreso che i ladri agivano su due turni separati e che non necessariamente erano coordinati tra loro; l’idea è che qualcuno abbia cominciato e che altri gli siano andati dietro, tenendo fede a un tacito accordo che legava i vari addetti infedeli. La seconda fase dell’attività investigativa è consistita nell’installazione di microtelecamere sul luogo di lavoro, che hanno immortalato un modus operandi consolidato ed evidentemente perfezionato nel tempo (l’impressione è che i cinque andassero avanti da mesi).

Funzionava così: durante le operazioni di smistamento della corrispondenza, gli operatori selezionavano pacchi o lettere poco voluminosi, nascondendoli all’interno di un marsupio legato attorno alla vita, sotto il giubbotto di servizio fornito da Poste Italiane; a fine turno, avveniva l’apertura, nei pressi dei rispettivi armadietti, per verificare cosa ci fosse all’interno. In alcuni casi, i ladri hanno intercettato e fatto sparire cellulari mandati in riparazione dagli utenti, contanti o piccoli gioielli. I carabinieri hanno passato ore a guardare e riguardare i filmati registrati dagli occhi elettronici, anche perché i movimenti erano talmente rapidi che bisognava osservare con attenzione ogni fotogramma per individuare il momento preciso del furto. A casa degli indagati, i militari della Compagnia Magenta hanno ritrovato e sequestrato moltissima corrispondenza trafugata, con tanto di buste e indirizzi di mittenti e destinatari.

I cinque dipendenti sono stati denunciati per appropriazione indebita, con l’aggravante di aver commesso il reato con abuso di relazioni d’ufficio, e per violazione e sottrazione di corrispondenza; su quest’ultimo fronte, lettere e buste sequestrate saranno poi consegnate ai destinatari da Poste Italiane, che ha collaborato sin dall’inizio con gli investigatori attraverso la sezione "Fraud Management". Chi sono i cinque addetti infedeli? Per lo più incensurati (solo uno risulta avere un precedente per taccheggio in un negozio), persone con famiglia e vita apparentemente normale. Alcuni non sono riusciti a nascondere la sorpresa quando i carabinieri hanno suonato alla porta: probabilmente pensavano che nessuno avrebbe mai scoperto il loro “vizietto“.