ANDREA GIANNI
Cronaca

Furbetti del gas a processo. Spuntano incarichi a politici

Cirino Pomicino e gli ex parlamentari Scalia e Bellotti in rapporti professionali con l’ex poliziotto imprenditore Giuli, accusato di una truffa da 180 milioni

di Andrea Gianni

Un testimone li definisce in aula "persone non dotate di competenza specifica" nel settore dell’energia. Spuntano i nomi di tre politici – Paolo Cirino Pomicino, Luca Bellotti e Pippo Scalia – nel processo milanese a carico dei “furbetti del gas“, con al centro una presunta maxi-truffa da 180 milioni di euro ai danni di Snam. Politici (non indagati) che secondo quanto è emerso dalle testimonianze prima del 2016 sarebbero stati remunerati con consulenze o altri incarichi professionali da Roberto Giuli, ex poliziotto divenuto imprenditore energetico con la Energy Trading international. Figura al centro dell’organizzazione accusata di aver acquistato gas da Snam pagando solo gli acconti e non saldando i debiti. Il rapporto con l’81enne Cirino Pomicino è di vecchia data, perché Giuli era uno degli uomini della scorta dell’ex ministro della Dc. E dal 2013, nella sua seconda vita da imprenditore, affidò alla sua società, la Lilliput Srl del ramo "attività editoriali", consulenze per circa 146mila euro.

"Avevo sentito parlare di questi rapporti, ma non ho mai incontrato di persona Cirino Pomicino", ha spiegato ieri in aula un ex dipendente di Giuli, convocato come testimone. "Pensavo a sinergie – ha proseguito – per mandare avanti l’azienda". Era finito sotto la lente della Procura di Milano anche l’acquisto di un motoscafo di lusso, che la moglie di Giuli rilevò da una società riconducibile a Pomicino. Ma ’o ministro non è l’unico politico in rapporti professionali con l’imprenditore romano. Altri due politici dell’area di centrodestra "ricoprivano ruoli da dirigenti", ha confermato in aula il testimone rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. Sono Luca Bellotti, nel 2011 sottosegretario del ministero del Lavoro nel Governo Berlusconi, e l’ex deputato Pippo Scalia. Il primo era "responsabile delle attività di marketing". Nessun illecito contestato ai politici, coinvolti da Giuli in un impero che contava anche su rapporti influenti e sponsorizzazioni sportive, costruito nel Far West dopo la liberalizzazione del mercato dell’energia e crollato nel 2016 quando la Gdf eseguì un sequestro conservativo da 180 milioni di euro. Secondo le accuse, i “furbetti del gas“ ottenevano "indebite quanto ingenti forniture destinate a essere pagate solo per una esigua parte", ingannando sia Snam Rete Gas sia il ministero dello Sviluppo economico. I "capitali illeciti" accumulati venivano poi trasferiti "con complesse e fittizie operazioni commerciali e finanziarie a società estere". Tra gli imputati anche Alberto Micalizzi, ex docente di Finanza aziendale noto come il “Madoff della Bocconi”, e il francese Jean Marie Pironnet, ex dg di Eni Suisse.