
di Diego Vincenti
Alla fine ce l’ha fatta: Claudio Longhi è il nuovo direttore del Piccolo Teatro. Si attende la nomina ufficiale dal Mibact. Ma è un pro forma. Per lui hanno votato Comune, Ministero, Camera di Commercio e i due nuovi consiglieri Lorenzo Ornaghi e Mimma Guastoni, da poco nominati per cooptazione. Strategia che ha messo Regione in un angolo, escludendola di fatto dalla scelta finale. Ininfluente così il voto contrario di Emanuela Carcano, mentre Angelo Crespi si è astenuto. Non un plebiscito. Ma il direttore di Fondazione Ert (Emilia Romagna Teatro) è riuscito comunque a portare a casa il risultato, mantenendo quell’aura da salvatore della patria di chi è tornato sui suoi passi per sciogliere dubbi e tentennamenti. Il senso di responsabilità di fronte alla crisi pare sia stato più forte dei motivi personali che inizialmente lo avevano spinto a rifiutare la candidatura.
Sconfortante la telenovela degli ultimi mesi, si gira una pagina gravata dall’emergenza sanitaria ma che avrebbe meritato una gestione diversa. Sia nei saluti che nel cambiamento. "È vero, avrei preferito anch’io una procedura diversa e più veloce – afferma Salvatore Carrubba, presidente del cda – ma sono molto soddisfatto della designazione di Claudio Longhi. Così come del clima civile, senza conflitti che si è respirato in Consiglio, forse anche grazie all’ultimo parere legale che ha permesso di sgombrare alcuni equivoci. Spero sia la premessa per ricominciare serenamente i lavori. Rispetto invece al suo ripensamento, Longhi ha più volte spiegato come abbia sentito il bisogno di assumersi una responsabilità in prima persona, di fronte a una crisi che si stava sempre più avvitando su sé stessa, rischiando di travolgere il teatro pubblico e tutto un sistema culturale. Il Piccolo è un argine e per questo le sue ragioni mi paiono particolarmente nobili". Orizzonte complesso quello che attende il professore bolognese. Eppure sono tanti gli aspetti che rendono l’avventura del nuovo direttore meno spigolosa di quel che possa sembrare. La crisi infatti abbassa le aspettative. Come per tutti c’è l’incognita Covid ma la stagione è praticamente già composta. E non è male.
I conti sono in ordine e hanno alle spalle quell’autonomia che rimane uno dei risultati più importanti raggiunti da Sergio Escobar. Insomma: c’è tutto il tempo per il rodaggio e per concretizzare una visione progettuale ramificata. E chissà che nel frattempo non si rassereni anche il clima con Regione "Non mi aspettavo nulla di diverso dal voto – sottolinea Angelo Crespi –, dopo la cooptazione, era ovviamente tutto organizzato per bene. Ora lasciamo lavorare Longhi, sperando che a Regione non vengano chiesti altri contributi straordinari e che il Consiglio venga reso partecipe della nuova direzione artistica". Scelta che determinerà nei fatti il nuovo corso. Oltre ad essere banco di prova per un confronto politico ancora tutto da decifrare, dopo gli sgambetti di questi mesi. Con la speranza che questa volta prevalga la visione culturale. L’urgenza artistica. "Longhi ha sottolineato la volontà di ridefinire il ruolo del teatro pubblico – conclude Carrubba – e il suo progetto va in questa direzione. Allo stesso tempo, ha più volte ribadito che la scelta del consulente artistico sarà frutto del dialogo con il Consiglio, senza escludere la possibilità di una soluzione plurale". Ipotesi affascinante. Chissà. Intanto si apre ufficialmente il toto-nomi. Sarà un autunno caldo?