Università, forum con i rettori a Il Giorno: nuovi spazi per gli atenei sono una priorità

Confronto in redazione tra Messa (Bicocca), Franzini (Statale) e Resta (Politecnico). I corsi in inglese e le tasse universatarie le altre sfide per il presente e il futuro delle università milanesi

Cristina Messa (Bicocca), Elio Franzini (Statale) e Ferruccio Resta (Politecnico)

Cristina Messa (Bicocca), Elio Franzini (Statale) e Ferruccio Resta (Politecnico)

Milano, 29 novembre 2018 - Cresce la popolazione studentesca, servono spazi. Si ridisegna la città universitaria. Tre rettori attorno allo stesso tavolo, nella redazione de “Il Giorno”: Cristina Messa, alla guida della Bicocca, Elio Franzini dal primo ottobre rettore della Statale e Ferruccio Resta al timone del Politecnico di Milano.

Si parte da una fotografia: «Il Politecnico negli ultimi cinque anni è aumentato del 20% in Ingegneria, siamo stabili a Design e abbiamo ridotto i numeri ad Architettura, per scelta. Cerchiamo di verificare sempre che l’occupazione entro un anno dalla laurea sia garantita. Su Ingegneria non abbiamo la possibilità di aumentare, non saremmo in grado di offrire la stessa qualità allo studente, un percorso che offra laboratori, esperienze all’estero, servizi». «Noi negli ultimi cinque anni siamo aumentati del 7% - continua il rettore Cristina Messa – ma per la dimensione e gli spazi abbiamo dovuto mettere il numero programmato, non con gioia, per garantire qualità.

Le richieste riguardano tutte le aree, anche le Scienze sociali. Oltre all’annosa questione di Medicina, è più difficile soddisfare la richiesta su Psicologia e Scienze della formazione primaria». Alla Statale i 61mila studenti arriveranno a 62mila alla fine dell’anno, in linea. Aule sovraffollate, campus in cantiere e un’incognita che vedrà i tre rettori seduti attorno a un altro tavolo entro Natale: un messaggio arriva “in diretta” da Palazzo Marino.

«Ci vedremo tutti e tre con l’assessore Pierfrancesco Maran e col sindaco. Quello che è certo è che il Politecnico non lascerà la sua sede», scherza il rettore Elio Franzini. «Su quello non c’è dubbio, puoi dirlo», dice il padrone di casa, Ferruccio Resta. «Il problema è complesso, si deve capire come sarà Città Studi fra 10 anni, stimando almeno 15mila studenti in meno – dice Franzini –. Io proporrei un nuovo masterplan per Città Studi, capendo cosa vogliamo qui in termini di aule, residenze, spazi per le Scuole Civiche, destinazioni pubbliche. Mi spiacerebbe nel centenario della Statale la dismissione dell’edificio in cui siamo nati, in via Saldini. Farò di tutto per salvarlo. Senza polemiche, serve un masterplan “terzo”, dove un’università non prevalga sull’altra anche se il Politecnico ha straordinari urbanisti».

Il rettore Resta però puntualizza: «Normalmente il Politecnico è per definizione il soggetto terzo, ma si fanno tutti i master che si vogliono. Quando il 17 novembre 2016 sono stato eletto rettore avevo dichiarato che il Politecnico ha necessità di spazi, oggi è il vero tema. Nel nostro caso abbiamo 10 metri quadri di spazio a studenti, nelle università simili alle nostre in Europa ne hanno quasi due volte e mezzo. Dal primo giorno ho detto che eravamo disponibili ad acquisire spazi in Bovisa e Città Studi». In Bovisa ha comprato 18mila metri quadri ed è stato avviato un lavoro per la riqualifica della “Goccia”. «A Città Studi eravamo disponibili a prenderci carico di 20mila metri quadri e ribadiamo l’interesse nonostante sia un costo: prenderli e trasformarli significa investire 2mila euro a metro quadro - continua il rettore del Politecnico - se serve il nostro aiuto siamo disponibili, se l’Università degli Studi ha un piano terzo non abbiamo problemi, tanto è vero che abbiamo già investito 40 milioni di euro in via Bonardi per nuove aule e il Campus di Architettura e altri 42 milioni per spazi a Elettronica, Informatica e Ingegneria chimica che saranno cantierizzati la prossima estate.

Quest’anno 1.500 matricole abbiamo dovuto spostarle da Città Studi a Bovisa perché non avevamo spazi, popolare Città Studi è un falso problema». Il problema è trovare fondi. Sui 20mila metri quadri opzionati il Politecnico porterebbe in primis aule studio per gli studenti, cablate e elettrificate, aule per evitare sovraffollamenti e camere bianche per i dipartimenti di Microelettronica e Fisica, iniziative di didattica e ricerca. Punta su Città Studi per la formazione post laurea la Bicocca.

«Noi abbiamo già investito nel nostro polo strategico 45 milioni di euro per una nuova palazzina - spiega Cristina Messa - ma nei prossimi anni il bisogno di formazione terziaria crescerà, in una Milano che sta creando la Città della Scienza, la Città della Salute, sarebbe un peccato perdere un’area che ha già questa vocazione. Certo, va supportata. Il ruolo di Bicocca sarà lavorare con le altre università per capire come intervenire. C’è poi un altro tema: cosa fa Città Studi per gli studenti? Servono mense, residenze, una parte commerciale. L’interesse deve essere globale per un rilancio, non solo delle università. Il messaggio è anche ai cittadini». E un appello va anche a Roma. «Una misura per l’edilizia universitaria prima o poi dovrà essere fatta. Non possiamo lamentarci poi dei soffitti che crollano o se le infrastrutture in calcestruzzo sono attaccate dalla corrosione del tempo», chiedono i rettori.

Di chiamate ne hanno fatte tante. «Ad oggi rinunciamo a investimenti per la manutenzione. E se non lo fai annualmente poi bisogna correre». Hanno sentito il Miur e il Mef per sbloccare fondi, si cercano interazioni con i privati, non si toccano le tasse degli studenti. Altro tema Area Expo, Mind, su cui traslocherà parte di Città Studi, mentre arrivano lettere dei Fisici della Statale che vogliono restare e si ventila la richiesta di un “Polo delle Scienze dure”. «Non deve essere definito un trasloco, dobbiamo costruire qualcosa di nuovo, il più possibile condiviso - puntualizza Franzini – Se nell’edilizia universitaria non vengono dati fondi dal 2008 qui abbiamo un finanziamento a cui non possiamo rinunciare. Lasciamo perdere il pregresso, anche se non è stato ben gestito. In questo anno e mezzo si dovrà discutere su cosa fare, e deve farlo non solo chi vuole andare sull’area Expo ma anche chi vuole restare. A questi ultimi chiedo: perché volete rimanere? C’è un progetto dietro a questa volontà? Se è la pura volontà di continuare ad occupare locali in cui si è sempre stati, mi interessa poco perché è un atteggiamento contrario al Dna del professore universitario. Dobbiamo lavorare su progetti. E se Città Studi è un problema perché costa mantenerlo, mettiamoci tutti insieme».

Si ragiona anche sulle residenze, dal progetto sullo scalo Romana, «che ben venga», ai progetti in cantiere: sono circa 6mila i posti negli studentati delle tre università, Politecnico ne aggiungerà altri 500 «Le domande che arrivano sono 7.500 all’anno e fra tre anni ne avremo 2.500. C’è una grossa mobilità degli studenti, Milano attrae, ci sono spazi da convertire. I privati lo stanno capendo». «Anche noi avremo altri 500 posti letto in tre scuole della Comasina,una pronta a breve, anche se i progetti sono lunghi, fra cantieri, aziende che falliscono, vincoli. Quando ci riusciamo sono bellissimi. Noi non ci guadagniamo, non sarebbe un nostro compito, ma cerchiamo di agevolare gli studenti. Prima o poi noi università milanesi dovremmo mettere insieme le nostre risorse e capacità per le residenze». C’era una volta un consorzio, chissà. «Ognuno di noi intanto sta lavorando».

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