Caso Maugeri, Daccò e Simone patteggiano in appello. Procura dice "no" a Formigoni

L’imprenditore e l’ex assessore hanno raggiunto un accordo sulla pena. L’ex governatore della Regione Lombardia aveva chiesto di concordare 2 anni

Roberto Formigoni in tribunale (Lapresse)

Roberto Formigoni in tribunale (Lapresse)

Milano, 22 maggio 2018 -  L'ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, in aula al Palazzo di giustizia di Milano per il processo d'Appello - che ha preso il via oggi - a suo carico e a carico di altre persone tra cui il presunto faccendiere Pierangelo Daccò, l'ex assessore lombardo Antonio Simone e altre persone accusati di corruzione per i casi Maugeri e San Raffaele.

L'ex presidente della Lombardia il 22 dicembre 2016 era stato condannato dal Tribunale a 6 anni di carcere, mentre gli altri due a 9 anni e 2 mesi e 8 anni e 8 mesi. I giudici di primo grado avevano anche inflitto all'ex direttore amministrativo della Maugeri, Costantino Passerino, 7 anni e all'imprenditore Carlo Farina 3 anni e 4 mesi. Allora vennero assolti invece l'ex direttore generale della Sanità lombarda Carlo Lucchina, l'ex segretario generale del Pirellone Nicola Maria Sanese, l'ex dirigente regionale Alessandra Massei, l'ex moglie di Simone Carla Vites e Alberto Perego, amico storico dell'ex presidente lombardo. Per quest'ultimo la Procura non ha impugnato la sentenza dei giudici Larocca-Minerva-Formentin e non ha nemmeno impugnato l'assoluzione relativa al reato di associazione per delinquere. Ha invece chiesto per le persone già condannate pene più severe.

IL DIBATTIMENTO - Pierangelo Daccò e Antonio Simone hanno chiesto di patteggiare. Tecnicamente non è un patteggiamento vero e proprio ma una rinuncia parziale  ai motivi d'appello in seguito a un accordo sulla pena raggiunto con la procura generale. Daccò, per il solo caso Maugeri condannato dal Tribunale a 9 anni e 2 mesi, ha concordato con il pg una pena di 2 anni e 7 mesi considerando la continuazione con la sentenza passata in giudicato per il crac del San Raffaele con cui gli erano stati inflitti 9 anni in abbreviato. Simone invece, che in primo grado si era visto condannare a 8 anni e 8 mesi, ha raggiunto un accordo per una pena di 4 anni 8 mesi e 15 giorni. Anche Roberto Formigoni ha chiesto di patteggiare la pena a due anni di carcere nel processo d'appello Maugeri ma la Procura generale non ha ritenuto la pena congrua. Il processo a carico dell'ex governatore lombardo ed ex senatore Roberto Formigoni riprenderà il prossimo 24 maggio.

 

FORMIGONI: "INCOMMENTABILE SCELTA DI PATTEGGIARE" - "Una scelta loro incommentabile". Così l'ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni ha definito l'istanza, oggi accolta, di Pierangelo Daccò e Antonio Simone, suoi coimputati per il caso Maugeri/San Raffaele di patteggiare la pena nell'ambito del processo in appello. Formigoni, a chi gli ha fatto notare che Simone alla sua richiesta di concordato in appello, ha allegato una dichiarazione con cui ammette gli addebiti, l'ex Presidente lombardo ed ex senatore, ha aggiunto "si vede che li ha commessi". "Tengo a precisare - ha proseguito Formigoni - che non ho fatto alcuna richiesta di patteggiamento", a 2 anni di carcere, nemmeno, a suo dire, un sondaggio informale. "Quando gli altri imputati hanno chiesto il patteggiamento - ha proseguito - nella speranza di renderlo più accettabile hanno chiesto ai miei difensori se ero disponibile anch'io. E loro hanno risposto: 'solo a due annì. Io vado avanti con il processo. Sono tranquillo riguardo alla mia assoluta innocenza. Le dichiarazioni di Simone non corrispondono alla verità: dei suoi atti ne risponde lui, i miei atti sono limpidi". Sempre in relazione alla richiesta di patteggiamento si è saputo però che oggi i suoi legali, in aula, avrebbero di nuovo proposto informalmente e a voce una pena che questa volta si sarebbe aggirata attorno ai tre anni e mezzo. Pena che per la Procura generale resta non congrua.

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