Folla in coda per il pane

Fino a duemila persone nelle giornate di picco. Anche famiglie ucraine. in fuga dalla guerra

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In coda davanti alle mense dei poveri, ora, ci sono anche le famiglie ucraine, in fuga dalla guerra. Mamme con bambini, anziani che hanno trovato un approdo a Milano ma sono rimaste senza mezzi di sostentamento. Si aggiungono al lungo elenco delle persone che hanno bisogno di assistenza per procurarsi il cibo: senzatetto e stranieri con un lavoro sottopagato, pensionati che non arrivano alla fine del mese, persone che hanno perso l’impiego durante la pandemia e non sono più riuscite a ricollocarsi.

Pane Quotidiano è arrivata a superare i duemila ospiti, nelle giornate di “picco“, in attesa per ore prima di ricevere il cibo. E i video dei milanesi in coda durante le fasi più acute della pandemia sono anche stati sfruttati di recente dalla propaganda filorussa, con “fake news“ diffuse sui canali Telegram sugli italiani impoveriti dalle sanzioni contro la Russia conseguenti all’invasione dell’Ucraina e dalle politiche del premier Mario Draghi. "La fila è lunga da anni, come indico da tempo non sospetto, e le sanzioni nulla hanno a che fare – scrive su Facebook Alessandro Continiello, avvocato e volontario di Pane Quotidiano –. Aggiungo, al contrario, che la fila si allunga in seguito all’arrivo di famiglie ucraine". E un “termometro“ della povertà crescente è anche la Caritas, che vede aumentare gli elenchi delle famiglie bisognose di assistenza. "Una “slavina“ spinge il ceto medio sempre più verso il basso", ha spiegato il direttore della Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti. "Ci sono persone indebitate – è l’allarme – c’è fame di liquidità. Ed è qui che si inserisce l’allarme criminalità organizzata, che tenta chi fa fatica, chi non riesce ad avere accesso al credito in banca, chi è senza ristori".

A.G.

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