La foca monaca è tornata, ecco dove: la mappa degli spostamenti, la ricerca della Bicocca

Tracce della presenza del mammifero in sei punti caldi, specialmente nel Mediterraneo centrale: "Il Dna ambientale è stato cruciale"

Foca monaca

Foca monaca

Milano, 16 febbraio 2023 - "Giocando a nascondino con la foca monaca del Mediterraneo": nel titolo dell’articolo fresco di stampa sulla rivista Scientific Reports, la sfida del team guidato da Elena Valsecchi, ecologa molecolare dell’università di Milano-Bicocca e docente di Marine Vertebrate Zoology. "Analizzando l’acqua si può scoprire chi è passato? Troveremo tracce anche della foca monaca?": tutto è cominciato così. "Come cercare l’ago in un pagliaio", raccontava giusto un anno fa Valsecchi in queste pagine, ricordando la fama di un mammifero talmente sfuggente che si pensava fosse sparito dal Mare Nostrum.

L'intervista a Elena Valsecchi
L'intervista a Elena Valsecchi

E invece eccolo qui: dall’Istria alla Sicilia, passando da Caprera. E non solo. Dopo i primi sospetti è stata disegnata la mappa, grazie a un elemento cruciale - il Dna ambientale - e a un monitoraggio durato due anni. I ricercatori della Bicocca, in collaborazione con il Gruppo Foca Monaca e con il supporto di nove associazioni e accademie oltre confine, hanno individuato sei “hot spot” di presenza della specie nel Mediterraneo centrale: Alto Adriatico tra Istria e la laguna di Venezia, Salento-Golfo di Taranto, le isole minori siciliane, Sardegna orientale-Canyon di Caprera, Arcipelago Toscano e l’arcipelago delle Baleari.

Sono stati analizzati 135 campioni prelevati in 120 punti del Mar Mediterraneo centro-occidentale: "L’analisi ha rivelato così la presenza del raro pinnipede in aree dove mancano osservazioni dirette da decenni, come ad esempio le acque sovrastanti il canyon di Caprera", spiegano dall’ateneo. Nelle sei aree di grande interesse si concentreranno le attività di monitoraggio dei prossimi anni. Altro dato rilevante è la “positività” di alcuni siti storicamente noti per la presenza della specie e anche di aree vicine alle piccole isole e alle aree marine protette. Il metodo di rilevamento è stato messo a punto da Valsecchi, coordinatrice del gruppo di Dna ambientale marino.

Nel 2020 il gruppo di ricerca milanese ha lanciato il progetto “Spot the Monk” in collaborazione con il Gruppo Foca Monaca. La campagna è stata realizzata anche grazie al coinvolgimento di diversi programmi di citizen science, che si sono adoperati a raccogliere i campioni, consentendo la raccolta simultanea in distretti marini differenti. "È importante che questi monitoraggi siano svolti in modo omogeneo e scientificamente certificato – sottolineano i team leader della ricerca, Elena Valsecchi e Emanuele Coppola –. Solo così potremo avere dati confrontabili che consentiranno di seguire nei prossimi anni il tanto sperato ritorno della specie nel Mediterraneo centrale. Un lieto evento atteso non solo dal nostro Paese, ma anche da Francia, Spagna, Marocco e Tunisia".

 

 

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