REDAZIONE MILANO

Flash mob e 400 firme per la maschera licenziata

Un flash mob e 400 firme per chiedere il reintegro della maschera licenziata dalla Scala dopo aver urlato "Palestina libera"...

La maschera gridò «Palestina libera» durante il concerto alla Scala organizzato dall’Asian Development Bank alla presenza della premier Giorgia Meloni

La maschera gridò «Palestina libera» durante il concerto alla Scala organizzato dall’Asian Development Bank alla presenza della premier Giorgia Meloni

Un flash mob e 400 firme per chiedere il reintegro della maschera licenziata dalla Scala dopo aver urlato "Palestina libera" la sera del 4 maggio in teatro. L’iniziativa di solidarietà alla ventiquattrenne, che aveva un contratto a tempo determinato in scadenza a ottobre (con la formula del rinnovo automatico per gli studenti universitari in regola con gli esami), andrà in scena alle 12.30 ai laboratori ex Ansaldo del Piermarini, in via Bergognone.

Dal sindacato Cub, a cui la lavoratrice si è rivolta nelle scorse settimane, fanno sapere che centinaia di colleghi hanno già sottoscritto una petizione per spingere i vertici del teatro a revocare il provvedimento. Al momento, però, non sembra che la marcia indietro sia un’ipotesi sul tavolo, anche perché la Scala ritiene che la studentessa non abbia rispettato "gli obblighi relativi alla mansione", spostandosi senza autorizzazione dalla seconda alla prima galleria e provando a srotolare uno striscione mentre la premier Giorgia Meloni stava prendendo posto nel Palco reale per assistere al concerto organizzato dall’Asian Development Bank e dal Ministero dell’Economia.

Da qui la contestazione di non aver contribuito a mantenere l’ordine in sala, ma anzi di aver fatto il contrario, rendendo necessario l’intervento degli agenti in borghese presenti in quella zona del Piermarini. In ogni caso, l’intenzione del teatro è quella di far sentire nuovamente la propria voce a sostegno di Gaza e del popolo palestinese.

Allo studio c’è l’idea di trasformare una prova generale (abitualmente aperta a parenti e amici degli artisti) in uno spettacolo a pagamento per raccogliere fondi da destinare alla ricostruzione (in primis del Conservatorio raso al suolo dai bombardamenti israeliani). E poi si sta ragionando sul coinvolgimento dell’ex direttore musicale Daniel Barenboim per una serata con la multietnica West Eastern Divan Orchestra.