Filarmonica, Scala divisa "Ora trovate un accordo"

Nota anti-tecnici delle Rsa Cisl, Uil e Fials e di artisti e amministrativi Cgil "Un gruppo esiguo di lavoratori mette a rischio la produttività del teatro"

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di Nicola Palma

È uno scenario che in tanti temevano alla Scala: lavoratori l’uno contro l’altro, divisi per categoria. E lo spettro ha iniziato a materializzarsi ieri con un comunicato sindacale firmato dalle Rsa di Cisl, Uil e Fials e dalle Rsa di orchestra, coro, ballo e amministrativi della Cgil. L’obiettivo: i tecnici di palcoscenico. L’argomento è sempre quello che sta tenendo banco da giorni al Piermarini: il mancato accordo con la Filarmonica per i compensi sulle attività extra, che ha già portato a tre scioperi (due della Cub e uno della Cgil) e allo spostamento forzato del secondo concerto della stagione, andato in scena agli Arcimboldi. Dopo la fumata nera sul quantum, i vertici dell’associazione indipendente hanno deciso di eliminare alla radice il problema, scegliendo di pagare un gettone fisso al teatro (come fanno le altre orchestre ospiti) e azzerando qualsiasi rapporto con macchinisti, meccanici ed elettrici. A quel punto, la dirigenza di via Filodrammatici ha "internalizzato" le mansioni, inserendole nel normale orario di lavoro. Da qui la mobilitazione degli addetti del palcoscenico, che pare abbiano rifiutato pure un’ultima offerta da 272 euro a prestazione. "Assistiamo allibiti – la presa di posizione del resto del personale – a una situazione nella quale un gruppo numericamente esiguo di lavoratori del teatro, rifiutando un più che congruo compenso per un’attività svolta fuori orario di lavoro, mette in atto una protesta sindacale per impedire un’attività ordinaria, svolta nel pieno delle norme contrattuali sottoscritte".

Una protesta che, si legge ancora nella nota, "mette a repentaglio la produttività del teatro, rischiando di pregiudicare il salario aggiuntivo di tutti i dipendenti scaligeri (tutti quelli che non hanno la possibilità di guadagnare nulla in più di quanto previsto dal proprio lavoro) a causa di una diminuzione delle aperture di sipario". Da qui l’appello: "Invitiamo dunque le parti in causa a ripensare a quanto sta accadendo, che a noi appare incomprensibile e pericoloso per gli equilibri del teatro, e auspichiamo una rapida e onesta (parola scritta non a caso in maiuscolo, ndr) conclusione di questa vertenza che si trascina sin da prima dell’estate scorsa".

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