Mario Consani
Cronaca

Torturavano la loro figlia disabile: per i genitori 5 e 4 anni di carcere

Madre e padre 29enni fermati dopo la segnalazione dell’ospedale dove avevano portato la piccola fingendo una caduta dal divano

Violenza (foto di repertorio)

Milano, 13 giugno 2020 - Era la loro bambina ma la chiamavano “scimmia“. Aveva una leggera disabilità, era una femmina e per quella coppia di genitori egiziani tutto ciò doveva essere insopportabile nel loro degrado materiale e morale. Così la maltrattavano, la picchiavano, sua madre la odiava, voleva avvelenarla e ne parlava serenamente al telefono con il marito. Alla fine, fortunatamente, la piccola che aveva appena 4 anni venne sottratta dopo mille sofferenze ai suoi aguzzini che furono arrestati. I due nei giorni scorsi sono stati entrambi condannati: lei a cinque anni di carcere con rito abbreviato per i maltrattamenti in famiglia e le lesioni personali che inflisse alla bimba; lui ha patteggiato quattro anni di reclusione per aver concorso o comunque non aver impedito quegli stessi reati.

Marito e moglie , entrambi 29enni egiziani, vennero fermati un anno fa dalla polizia locale per il trattamento che riservavano a una dei loro cinque figli. L’ipotesi degli agenti era che le violenze andassero avanti da tempo, come dimostravano le fratture multiple pregresse accertate sulla piccola. «Odio mia figlia, metto il veleno nel suo mangiare. La scimmia è un grosso problema" diceva la madre in una delle intercettazioni registrate dalla polizia locale. La coppia venne fermata mentre era appena salita assieme agli altri 4 figli (tra uno e mezzo e otto anni) su un autobus partito dalla stazione Centrale per raggiungere l’aeroporto di Malpensa, dove tutti avrebbero preso in serata un volo di sola andata per l’Egitto.

Le indagini che portarono al fermo dei genitori della bambina erano iniziate a metà maggio, quando il padre aveva accompagnato la figlia all’ospedale Fatebenefratelli per un dolore al braccio che, a suo dire, era stato causato da una caduta accidentale da un divano. I medici però si accorsero dalla radiografia che la piccola aveva una frattura scomposta con una calcificazione in corso e risalente a 3-4 settimane prima. Di lì a breve, due giorni dopo il ricovero della piccola, la struttura avvertì gli investigatori dell’Unità tutela donne e minori della polizia locale che attivarono le intercettazioni dalle quali emersero chiaramente i piani della coppia. Fra l’altro, a quel punto gli agenti monitorarono i genitori in ospedale, per impedir loro di far del male alla piccola anche in corsia.

Una volta davanti al giudice dopo l’arresto, il giovane padre, difeso dall’avvocato Angelo Pariani, ha sostanzialmente ammesso il proprio comportamento violento e ha ottenuto di patteggiare una pena di quattro anni di carcere. La madre ha tentato invece la strada del rito abbreviato, subordinato ad una perizia psichiatrica che però ha rilevato la sua piena capacità di intendere e volere. Così a lei, ritenuta l’anima più violenta della coppia, pur con lo sconto automatico di un terzo della pena il tribunale ha inflitto cinque anni di reclusione.

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