GIULIA BONEZZI
Cronaca

Festa della donna, l'altro 8 marzo: 'Su le gonne' in Stazione Centrale

A Milano è stress da proteste nude

Proteste nude in piazza

Milano, 7 marzo 2017 - Smutandate contro la violenza sulle donne. L’asticella della protesta sarà alzata – probabilmente – domani a Milano, nel piazzale della Stazione Centrale dal quale, alle 18, parte il corteo dello «sciopero delle donne». Una manifestazione serissima, in più di trenta Paesi, qui organizzata dalla rete «Non una di meno», che va dall’antica Udi ai centri antiviolenza e intorno alla sua piattaforma in otto punti (tra cui lotta per il diritto all’aborto e contro «la trasformazione dei centri in servizi assistenziali») ha tessuto un evento dei nostri tempi, globale e pulviscolare. C’è lo sciopero generale di 24 ore proclamato da sindacati di base, Flc e Fp Cgil, ci sono assemblee nelle scuole e presidi negli ospedali ad alto tasso d’obiettori, ma la libertà delle forme d’adesione spazia dal virtuale (l’iconcina su Facebook, la «tempesta di tweet») all’hardware di piazza col concerto di pentole alla sudamericana.

In questa sinfonia s’infila un’iniziativa dei collettivi Ambrosia e Macao, che nell’ex macello occupato di viale Molise hanno fatto tre incontri per organizzare, in piazza Duca d’Aosta, un collettivo «Ana Suromai». Cos’è? L’hashtag è esplicativo: «Su le gonne». Il gesto consiste nel «mostrare la vulva», precisano i promotori, che scomodano origini «nei culti arcaici della Dea» e assicurano che «ricorre come elemento di conflitto in un numero significativo di lotte contro il potere patriarcale e sessuofobico in ogni parte del mondo»: «Vogliamo riproporlo insieme a tutti i corpi favolosi con cui lottiamo ogni giorno». Chi vuole può spedire, ad apposita mail, il suo «tutorial», mero contributo video visto che «Ana Suromai», all’atto pratico, è abbastanza intuitivo. E di sicuro impatto mediatico, anche se non freschissimo: le femministe degli anni ’70 lo mimavano unendo indici e pollici. Le Femen, traghettando il loro rogo dei reggiseni nel nuovo millennio, ammisero con sincerità post-sovietica che denudarsi il seno «è l’unico modo per essere ascoltate». Dieci anni dopo, il salto di qualità suggerisce che servano prestazioni più ginecologiche. E chissà quante rinunceranno alle mutande per quest’ultima spiaggia prima dell’ostensione dell’ecografia. Tanto più che i suggerimenti per aderire allo «sciopero delle donne» includono autoproduzioni meno esibite, ma di sicuro effetto, come l’«astensione volontaria dai lavori domestici» e addirittura «da ogni attività riproduttiva», il sistema con cui la Lisistrata di Aristofane faceva finire una guerra.