SIMONA BALLATORE
Cronaca

A lezione fino alle 20, al sabato e con più prof: maxi piano del Politecnico per riaprire

Si inizia col 50% degli iscritti dalla fine di febbraio

Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano e presidente della Crui

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Milano, 24 dicembre 2020 - "Tutti a Milano stanno facendo sacrifici immensi per vedere tornare in aula gli studenti delle scuole e dell’università: da chi si occupa di trasporto agli uffici pubblici, dai privati con lo smart working a chi alzerà la saracinesca alle 10.30. Perché pensiamo che sulla scuola e sulla formazione non si scherzi: è in gioco il futuro. Il funzionamento adesso dipende anche dai nostri studenti, devono essere loro stessi a crederci. E a tornare appena possibile". A dirlo è Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano e presidente della Crui.

Rettore, il Politecnico ha “regolato” le lancette all’orologio della città. In che modo? «Abbiamo tentato di supportare la Prefettura con dati che ci permettevano di definire le capienze ottimali per garantire la ripartenza delle scuole in sicurezza. E sul nostro modello è stato presentato questo piano. Non esiste una ricetta magica, un intervento che sistemi tutto. Serve il contributo di tutti, pubblico, retail, negozi e scuole per il bene dei ragazzi. Nessuno stava facendo qualcosa di sbagliato, ma le situazioni andavano gestite insieme per la ripartenza, coordinando tutto. Anche il Politecnico dovrà fare la sua parte ed è pronto a farla». Come avete regolato il vostro di orologio? «A gennaio e febbraio non ci saranno grandi difficoltà: abbiamo già completato il primo semestre e finito le lezioni. In aula si tornerà da fine febbraio, lunedì il senato accademico ha deliberato il nuovo orario per il secondo semestre con due principi: portare il più possibile degli studenti in presenza, perché per noi continua a essere determinante la relazione e la vita nel campus, ma con la consapevolezza che la pandemia a febbraio e marzo sarà ancora tra di noi, e servirà il distanziamento. Non torneremo tutti insieme». E dovrete iniziare dalle 10. «Per dare quel piccolo contributo in grado di alleggerire i mezzi di trasporto. L’ultima lezione terminerà poco prima delle 20. Ci saranno attività anche al sabato. La parte più gravosa è riformulare in corsa l’orario ma ci avevamo già parzialmente ragionato». Quanti studenti torneranno in presenza da fine febbraio? «Poco meno del 50% per i primi anni e le triennali. Oltre il 50% per i laboratori, meno del 50% per i contenuti “mono disciplinari” e le lezioni teoriche delle magistrali. Per fare quadrare tutto dobbiamo raddoppiare le esercitazioni e reclutare più assistenti e assegnisti per supportare la didattica. Ha un costo. Ma riteniamo di poterlo sostenere».  Di che cifre parliamo? «Poco meno di un milione di euro in più per il reclutamento, la stessa cifra che avevamo investito nel primo semestre. Avevamo predisposto le aule per attività blended con una gara apposita e continueremo anche grazie alle risorse erogate da Regione Lombardia a implementare le attrezzature e ad allestire tutte le aule con microfoni ambientali. Parliamo di altri due milioni di euro». Perché ci potranno essere classi sdoppiate come alle superiori? Metà in presenza e metà a distanza? «Daremo la possibilità, nelle ore previste in presenza, di seguire la lezione a chi non potrà venire. Penso agli studenti internazionali, a chi si troverà in zone rosse. Ma difendiamo il valore della presenza e invito caldamente gli studenti a tornare. Perché la frequenza non è obbligatoria in università, ognuno è responsabile di se stesso, ma la relazione fra studenti e con la comunità accademica ha un valore incalcolabile». Cosa ci aspetta?  «Una situazione di stop and go. Ci fermeremo, ma ripartiremo. Questo maledetto virus ha messo in un equilibrio delicatissimo salute e vita. Vita dico. non solo interessi, ma scuola, lavoro, università. Abbiamo pensato a strumenti che ci aiutino a passare da una parte all’altra, da una situazione in cui la presenza è più possibile a una chiusura se necessaria. E serve interconnessione. Finalmente col piano della Prefettura è tutto collegato. Come Politecnico ci siamo messi a disposizione delle istituzioni da maggio con questo studio, puntando sull’interconnessione». Qual è il compito dell’università in questa emergenza e nella ripartenza di Milano? «Abbiamo messo a disposizione le nostre competenze: project manager, esperti di logistica e flussi, di trasporto pubblico e analisi. Non siamo virologi, sono loro in base alla situazione epidemiologica a dare le regole del gioco. Noi cerchiamo di offrire strumenti per ottimizzare. Il nostro studio per la ripartenza delle scuole è stato fatto a titolo gratuito per le istituzioni, lo abbiamo autofinanziato. Perché credo che le università siano chiamate a fare ricerca guardando ai prossimi 10 e 20 anni, ma in questo momento dobbiamo rimboccarci le maniche per questa emergenza. Lo abbiamo fatto con il liquido igienizzate e le mascherine, facciamo la nostra parte per la ripartenza di Milano. E, appena potremo, torneremo a fare quello che ci compete: ricerca d’avanguardia».