Femminicidi, effetto pandemia: lockdown in casa con l’aguzzino

A febbraio e novembre il 100% delle donne ucciso in famiglia. La procuratrice Nanni: "Meno denunce"

Violenza contro le donne (foto d'archivio)

Violenza contro le donne (foto d'archivio)

Milano, 31 gennaio 2021 - La violenza sulle donne all’interno delle mura domestiche, esasperata fino all’omicidio, e l’incremento dei maltrattamenti nei confronti anche dei figli minori: seppur sommerso, a parte i casi che sono degenerati in omicidi, il fenomeno ha avuto risvolti gravissimi in periodo di lockdown e convivenza forzata.

Cominciamo dai dati. Nel 2020 gli omicidi in Lombardia sono stati 31 a gennaio e 16 a febbraio, ma si riducono di molto nel periodo del lockdown (18 a marzo ed aprile). Con l’allentamento delle misure restrittive a maggio e giugno (rispettivamente 20 e 33) i delitti conoscono un nuovo incremento per poi conoscere una flessione tra ottobre e novembre (17). A febbraio, maggio, ottobre e novembre 2020 il 100% delle donne è stato ucciso in ambito familiare affettivo. Se si considera l’incidenza delle donne vittime di omicidio sul totale degli omicidi volontari commessi, emerge che mentre nel 2019 il valore si mantiene costante intorno al 30%, con un evidente incremento a giugno e dicembre (50%), nel 2020 la maggiore incidenza si registra proprio nel periodo del lockdown, quando già a marzo si attesta intorno al 61% per diminuire nei mesi successivi e risalire poi fino al 59% di novembre. Sempre con riferimento al 2020, resta la Lombardia (come già l’anno prima) la regione con il maggior numero di donne uccise: 21, di cui 17 in famiglia, 10 da partner e ex compagni o mariti.

"Nel periodo di emergenza sanitaria da Covid-19, la nuova condizione di vita da reclusi ha determinato un aggravamento delle situazioni familiari critiche. Il primo dato rilevato – spiega la neoprocuratrice generale Francesca Nanni, in occasione, ieri, dell’inaugurazione dell’anno giudiziario di Milano – è che le notizie di reato relative ai reati di violenza familiare o comunque di genere sono diminuite: ciò non è però indicativo di una riduzione effettiva del fenomeno poiché, al contrario, la forzata convivenza all’interno delle mura domestiche, l’impossibilità di uscire per cercare momenti di distacco o per andare al lavoro, le inevitabili ulteriori tensioni legate al generale clima di costrizione, preoccupazione e spesso anche difficoltà economica, sono stati elementi facilitanti e favorenti la prevaricazione nell’ambito familiare".

Violenze e maltrattamenti sulle donne, quindi, non sono calati e ben ne sono consapevoli sia le associazioni di tutela delle donne e dei minori, sia le istituzioni: "Il Ministero dell’Interno – ha spiegato ancora Nanni – in coordinamento con quello delle Pari Opportunità e Famiglia, il 21 marzo scorso ha emesso una circolare diretta ai Prefetti e volta a sollecitare la ricerca di soluzioni a supporto dei centri anti violenza e delle case rifugio".  

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