MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Fase 3, nidi e materne: l’ira di mamme e gestori

Ancora nessuna informazione in vista della ripresa di settembre: è polemica contro Comune e Governo.

di Marianna Vazzana

"Sono la mamma di un bambino che a settembre dovrebbe frequentare la scuola dell’Infanzia. Dico ‘dovrebbe’ perché ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna conferma da parte del Comune sulla sua effettiva ammissione. Siamo a luglio e non abbiamo avuto nessun aggiornamento". Comincia così il messaggio scritto da una mamma tre giorni fa sulla pagina Facebook del Comune di Milano, che ha scatenato quasi seicento reazioni tra "mi piace" e faccine furiose e una valanga di commenti di questo tenore: "Questa situazione è davvero una vergogna!", "Vi siete dimenticati dei genitori che devono tornare a lavorare!". Oppure: "Aspettiamo risposte, abbiamo bisogno di organizzare la famiglia".

La realtà è questa: settembre è dietro l’angolo e ancora nulla si sa sull’organizzazione di nidi e scuole dell’Infanzia. Un tema caldo, affiorato già la settimana scorsa quando il sindaco Giuseppe Sala ha dichiarato che "non essendo facile garantire il distanziamento, ad oggi tecnicamente non potremmo accogliere tutti i 30mila bambini circa che sono nelle strutture del Comune". Nello specifico, 32mila piccoli tra 0 e 6 anni (e ce ne sono 4mila in lista di attesa) nelle 172 scuole dell’Infanzia e nei 254 nidi, 104 a gestione diretta del Comune, 35 in appalto a cooperative e 115 convenzionati con l’amministrazione. Adesso, anche solo per aprire i 68 centri estivi comunali per i piccoli da 3 a 6 anni (con 1.750 iscritti), c’è voluto più di un mese, con stesura di protocollo ad hoc per garantire sicurezza ed evitare contagi anche tra i piccolissimi.

Diverse mamme e papà sono rimasti di stucco nel vedere gli educatori bardati come palombari, con mascherine, visiere e camici. "Non sarà troppo?", "A settembre sarà la stessa cosa?". Grandi punti interrogativi. Palazzo Marino ha spiegato che le linee guida fornite dal Governo sono ancora incomplete. Ma sono anche i privati a essere sul piede di guerra: Paolo Uniti, direttore di Assonidi, Associazione asili nido e scuole dell’Infanzia privati aderente a Confcommercio, denuncia che "decine di migliaia di genitori sono lasciati senza risposte. Senza linee guida chiare è impossibile effettuare una programmazione. I gestori, ad oggi, si trovano nell’impossibilità di fornire risposte chiare alle famiglie, non sapendo nemmeno quanti bambini potranno ospitare nelle strutture e con quali modalità". La presidente Federica Ortalli ricorda che "in gioco c’è la sopravvivenza del nostro settore, migliaia tra titolari ed educatrici e oltre 150mila posti per le famiglie. Abbiamo scritto una lettera ai ministri Bonetti, Azzolina e Speranza, chiedendo risposte chiare in tempi rapidi. Queste settimane sono fondamentali per la ripresa delle nostre attività. Abbiamo la necessità di programmare le attività, confermare le iscrizioni, concordare le modalità di inserimento dei bambini e i turni del personale".

In prima linea anche Cinzia D’Alessandro, titolare del nido e scuola dell’Infanzia La locomotiva di Momo e presidente del comitato EduChiAmo: "Lunedì ho organizzato una diretta Facebook con 5 parlamentari di vari colori politici. A Luigi Gallo, presidente della commissione Istruzione alla Camera, ho chiesto lumi per settembre. Le linee guida attuali sono inattuabili, prevedono la presenza di un educatore ogni 5 bambini... Ma i piccoli non hanno bisogno di badanti! E se ogni gruppo deve avere il suo spazio esclusivo bisogna tirar su dei muri all’asilo? Ancora: non sono arrivati finanziamenti e non abbiamo certezza della cassa integrazione. Il 15% delle strutture ha già chiuso".