Fase 2, Chinatown: primi a chiudere, ultimi a riaprire

Asporto e consegne a casa, ma tante serrande abbassate. " Paura di contagi, norme confusionarie e parametri anti-economici"

Chinatown a Milano, prevalenza di serrande abbassate

Chinatown a Milano, prevalenza di serrande abbassate

Milano, 20 maggio 2020 - Nessun tintinnio di posate, nessun viavai di camerieri, dehor orfani. Serata tranquilla, quasi surreale nella Chinatown milanese, dove ristoranti e bar riaprono con il freno a mano. Molte le serrande ancora abbassate, moltissime le attività che lavorano a metà, senza il servizio ai tavoli ma solo con consegne a domicilio e asporto. "Siamo stati i primi a chiudere e saremo gli ultimi a riaprire", dice Francesco Wu, consigliere Confcommercio e presidente onorario dell’Uniic, Unione imprenditori Italia Cina e gestore del locale Ramen, ancora chiuso. Niente servizio ai tavoli al Jubin: "Siamo attivi solo per take away e delivery", spiegano. Mentre allo Chateau Dufan, a disposizione ci sono al momento tre tavoli e una saletta con quattro posti.

«Su cento posti totali, abbiamo 15 coperti per poter mantenere le distanze adeguate. Così da oggi (ieri per chi legge, ndr) - fa sapere il titolare Fan Zhang - perché lunedì eravamo chiusi. A pranzo sono arrivati sei clienti e abbiamo brindato... Stasera, ancora, non si è visto nessuno". Alle 21. La cautela "è dettata da tre motivi - evidenzia Wu -. Il primo è la prudenza. C’è il timore di una riesplosione dell’epidemia, che non è ancora del tutto sotto controllo. Anche se c’è stato un miglioramento, i contagi continuano. Poi c’è la questione economica: aprire a pieno regime è antieconomico, tanti esercenti preferiscono andare avanti con servizi a domicilio e asporto, finché la situazione non sarà definita. La cassa integrazione per i dipendenti è stata prolungata di 9 settimane, sono coperti. Se si riaprisse del tutto, non tutto il personale potrebbe ripartire subito date le normative. Anche se i servizi alternativi non compensano i mancati guadagni.

E, a proposito di normative, la terza motivazione: le regole sono state scritte all’ultimo e cambiate poco prima delle riaperture: questo non dà sicurezza agli imprenditori. La maggior parte non ha ancora capito le norme che regolano il distanziamento nei locali: vale per conviventi, congiunti e amici? Serve l’autocertificazione? Ci vogliono 4 metri quadri a testa? Un metro di distanza tra persone o tra tavoli? Queste sono le domande che tanti mi pongono. Meglio aspettare qualche giorno". Lavorano sottotono (o sono chiusi) anche molti parrucchieri cinesi. "Questo scenario non solo in via Paolo Sarpi e dintorni ma anche nelle altre zone, dove si sta aprendo con molta lentezza – conclude Wu –. Qualcuno riaprirà nel weekend, altri la prossima settimana, altri aspetteranno ancora".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro