’Ndrangheta, sigilli alla farmacia Caiazzo

Interdittiva antimafia della Prefettura e stop alla licenza

La Farmacia Caiazzo (Newpress)

La Farmacia Caiazzo (Newpress)

Milano, 7 giugno 2018 - La farmacia di piazza Caiazzo chiude i battenti. Almeno per adesso. L’attività finita per due volte nel mirino delle forze dell’ordine è stata colpita da un’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura; e a cascata il Comune ha revocato la licenza all’esercizio commerciale che sorge a due passi dalla Stazione Centrale.

Il provvedimento di Palazzo Diotti è legato in particolare alle risultanze investigative dell’inchiesta della Dda che nel marzo del 2016 ha portato all’arresto, tra gli altri, dell’ex direttore delle Poste di Siderno Giuseppe Strangio, accusato anche di aver utilizzato parte dei soldi ricavati col traffico di stupefacenti gestito dalle famiglie di ’ndrangheta di San Luca per partecipare all’acquisto della farmacia. Una farmacia in cui, stando agli approfondimenti svolti all’epoca dalla Squadra mobile, lavoravano come dipendenti la figlia di Strangio e il figlio del presunto boss Giuseppe Calabrò detto «Dutturicchiu». Due anni dopo quei fatti, e cioè nell’aprile scorso, il nome della farmacia è stato accostato ancora una volta a un’indagine giudiziaria: quella che ha portato in carcere il titolare Giampaolo Giammassimo per un presunto traffico illegale di farmaci antitumorali scoperto dai carabinieri del Nas. Ora è arrivato pure l’alt di corso Monforte, motivato, a quanto risulta, proprio dalle ipotizzate infiltrazioni mafiose e dal riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite orchestrate dalla criminalità organizzata.

A stretto giro ecco la replica dell’avvocato Ermanno Gorpia, che rappresenta sia Giammassimo che la società che gestisce l’attività commerciale: il legale parla di informazioni «incomplete e inesatte» contenute nell’interdittiva, «perché attribuiscono alle persone precedenti penali, anche per mafia, che queste persone non hanno, come risulta dai certificati penali». Nella misura, ha spiegato il difensore, non viene evidenziato che la posizione di Giammassimo «è stata archiviata dalla Dda di Milano in un’articolata indagine che invece ha portato al rinvio a giudizio» di Giuseppe Strangio, colui che, secondo l’accusa, avrebbe comprato la farmacia con soldi della ‘ndrangheta. La farmacia, ha chiarito il legale, «è stata acquistata per 2,4 milioni di euro» da Giammassimo, «ma Strangio avrebbe dato a lui solo 48mila euro; e su questi 48mila euro l’indagine della Dda ha escluso che il mio assistito sapesse da dove provenivano quei soldi. E quindi – la conclusione – la sua posizione è stata archiviata». Viste le premesse, è molto probabile che l’interdittiva sarà oggetto di ricorso al giudice amministrativo per stabilirne la legittimità.

 

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