
La Guardia di Finanza si presenta venerdì in uno studio legale. Scatta la perquisizione. Un avvocato è accusato di falso e sostituzione di persona. La parte offesa, stavolta, è Daniela Santanchè. Altro inquietante colpo di scena nella vicenda giudiziaria che riguarda il gruppo Visibilia, fondato dalla senatrice di Fratelli d’Italia e poi acquisito dal manager Luca Ruffino, morto ad agosto. La Procura ha aperto un nuovo fascicolo, dopo che all’inizio di luglio un avvocato milanese avrebbe falsificato la firma della ministra del Turismo con l’obiettivo di accedere agli atti dell’inchiesta a suo carico. Accanto all’indagine sulle società in cui Santanchè è accusata insieme ad altri di bancarotta e false comunicazioni sociali, e a poche settimane da quella aperta a carico di ignoti per istigazione al suicidio per la morte di Ruffino, spuntano nuove domande. A occuparsi del caso sono ancora una volta la pm Maria Gravina e l’aggiunto Laura Pedio che, con la supervisione del procuratore Marcello Viola, hanno aperto il fascicolo sul nuovo episodio, coordinando la perquisizione eseguita dalle fiamme gialle.
La richiesta di accesso agli atti su Visibilia, a firma di Daniela Santanchè, era arrivata sul tavolo delle toghe milanesi a inizio luglio, proprio nel periodo in cui la senatrice dichiarava alla stampa e in Parlamento di non avere ricevuto alcun avviso di garanzia. In quell’occasione aveva sottolineato di avere dato mandato ai suoi legali, a novembre, di verificare presso il registro degli indagati della Procura se fosse iscritto il suo nome. Avendo avuto esito negativo, la ministra ribadiva di non sapere dell’inchiesta. La stranezza di quella richiesta improvvisa di accedere alle carte, nel pieno della polemica politica, aveva fatto insospettire la pm, che si era quindi rivolta a Viola. Confrontando il documento con altri atti firmati dalla ministra, si era dissolto ogni dubbio: la sigla di Santanchè era falsificata. Nell’ipotesi che l’esponente di Fratelli d’Italia potesse avere dato il mandato al legale, i magistrati hanno voluto sentirla come parte offesa. Negli uffici della procura – dove si è presentata una sera, quando ormai il tribunale era deserto –, Santanchè ha dichiarato di non saperne nulla. Confermando che la firma non era sua, ha spiegato di essere all’oscuro della vicenda e di non avere nulla a che fare con il legale. Federica Zaniboni