Piastra Expo, i giudici: "Falsità degli atti pacifica, ma per Sala il reato è prescitto

Le motivazioni della sentenza del 21 ottobre nei confronti del sindaco di Milano

Giuseppe Sala

Giuseppe Sala

Milano, 19 gennaio 2021 - Il reato è prescritto ma "il falso" commesso dall'allora commissario straordinario per l'Expo, Giuseppe Sala, oggi sindaco di Milano, "non può essere ritenuto innocuo e dunque privo di rilevanza penale". Inoltre è "pacifica la falsità della data apposta sugli atti sottoscritti da Sala". Lo scrivono i giudici della Corte d'Appello nelle motivazioni con cui spiegano la sentenza del 21 ottobre 2020. Nei confronti di Sala pendeva l'accusa di falso ideologico, nel processo sulla cosiddetta "Piastra dei servizi" Expo: a ottobre i giudici avevano dichiarato il non doversi procedere perché il reato era estinto in quanto era intervenuta la prescrizione, ma avevano rigettato la richiesta di assoluzione nel merito presentata dalla difesa.

Sala, assistito dall'avvocato Salvatore Scuto, non aveva comunque rinunciato alla prescrizione (scattata il 30 novembre 2019). Al centro dell'indagine la retrodatazione dei verbali che servirono a sostituire due commissari incompatibili della gara per la Piastra dei servizi. I giudici proseguono: "Basta esaminare visivamente gli atti oggetto di imputazione per riscontrare che la data era apposta in stretta prossimità della sottoscrizione e che non è quindi credibile che l'imputato non abbia prestato attenzione". Il quadro difensivo, che comprendeva anche la corresponsabilità di altri, a loro avviso, non incide "sulla responsabilità soggettiva di Sala, che ha sottoscritto e fatto proprio il contenuto degli atti da lui firmati".

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