Guerriglia No Expo a Milano, il Ministero: "Fu consentita da forze dell'ordine"

Lo dice l'avvocato che rappresenta il Viminale: "Se i manifestanti hanno potuto 'scatenarsi', ciò è stato consentito dalle forze dell'ordine proprio al fine di salvaguardare l'incolumita' degli stessi imputati"

Corteo No Expo, Milano (Ansa)

Corteo No Expo, Milano (Ansa)

Milano, 20 aprile 2016 - Le forze dell'ordine consentirono ai black bloc di mettere a ferro e fuoco Milano il primo maggio durante la manifestazione ' No Expo'. A metterlo 'nero su bianco' e' il Ministero dell'Interno nella richiesta di costituzione di parte civile presentata contro i 4 giovani imputati nel processo col rito abbreviato che si e' aperto oggi davanti al gup Roberta Nunnari. "Non e' inutile - scrive l'avvocato Alberto Giua, che rappresenta il Viminale - osservare che anche alla luce di episodi analoghi  e/o successivi, che se i manifestanti hanno potuto , in qualche misura, 'scatenarsi', cio' e' stato consentito dalle forze dell'ordine proprio al fine di salvaguardare l'incolumita'  degli stessi imputati". I quattro  antagonisti sono stati arrestati il 12 novembre scorso con le accuse di devastazione e incendio per la 'guerriglia urbana' durante il corteo contro l'Expo.

Il gup ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile presentata dal Ministero dell'Interno solo in relazione al reato di resistenza, non anche a quelli di devastazione e saccheggio. In sostanza, secondo il gup non e' accoglibile la richiesta per questi due reati perche' proprio alle forze dell'ordine e' demandato il compito di tutelare il bene pubblico. Nella richiesta di costituzione, il legale del Ministero aveva chiesto "il ristoro del danno all'immagine, a causa dell'obiettiva perdita della credibilita', correttezza e affidabilita' dell'azione amministrativa davanti ai cittadini, per i fatti contestati agli imputati, da determinarsi equitativamente".

In considerazione dell'"ampia risonanza mediatica" il danno all'immagine e' stato calcolato "in misura non inferiore" alla somma di 300mila euro. Il gup ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile presentata da Unicredit per i danni ad alcune filiali calcolati in 870mila euro in relazione al reato di devastazione e saccheggio. Non e' stata accolta la richiesta delle difese di condizionare il rito abbreviato all'accoglimento di una consulenza sui filmati delle telecamere. Nell'ordinanza, il gup ha sottolineato che comunque durante la discussione ci sara' spazio per approfondire i filmati considerati dalla Procura una prova cruciale. I legali hanno quindi optato per l'abbreviato 'secco', rito che consente lo sconto di un terzo della pena, e il processo e' stato aggiornato al 5 maggio.

I GRECI - "La responsabilita' collettiva non e' riconosciuta nel diritto penale greco che contempla solo la responsabilita' individuale". E' uno dei passaggi delle motivazioni, molto severe nei confronti della giustizia italiana, con cui i giudici di Atene hanno rigettato la richiesta di estradare nel nostro Paese 5 giovani destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare nell'ambito dell'indagine sulla manifestazione ' No Expo' del primo maggio scorso. I giudici ellenici sottolineano che non esiste nel loro codice il reato di devastazione e saccheggio contestato dalla Procura di Milano, "mentre per il reato di resistenza alle autorita' sono necessari diversi requisiti come la violenza o la minaccia contro un ufficiale dello Stato nello svolgimento del suo servizio che pero' non viene attribuita nel caso specifico".

E ancora, nelle motivazioni si sostiene che i fatti contestati sono puniti in Grecia con la reclusione da 6 anni a 5 anni, "reati per i quali non e' previsto l'arresto prima del processo". "Il ricercato - si legge nel provvedimento della Corte d'Appello di Atena - fermato a Milano il 2 maggio 2015 senza che gli venisse fatta alcuna accusa e' stato trattato come se fosse indagato senza che pero' gli venissero riconosciuti i diritti minimi, senza che gli fosse fornito un interprete e senza il permesso di consultarsi con l'avvocato". Per i giudici greci, non si puo' quindi dare esecuzione al mandato di arresto europeo, mentre dovra' essere valutata l'eventuale celebrazione di un processo in Grecia. Oggi si apre intanto il processo col rito abbreviato, condizionato alla testimonianza di un consulente della difesa, a carico di altri 4 partecipanti (un quinto e' ancora latitante) alla manifestazione del primo maggio. (Fonte AGI)

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