
Chiara Balistreri (Foto di Davide Canella)
Milano – “Avevo la vostra età quando mi sono ritrovata in una relazione tossica. Adesso di anni ne ho 22. Sono finita in una trappola di sofferenza, culminata il giorno di San Valentino del 2022 quando il ragazzo che pensavo mi amasse mi ha quasi uccisa. Forse, se a scuola avessi incontrato qualcuno, come state facendo voi oggi, in grado di spiegarmi come riconoscere la violenza fin dal principio, fin dai gesti e dalle parole, a dirmi che nessuno è immune da una relazione tossica (e io non sapevo nemmeno cosa fosse) avrei evitato tutto quel dolore”. Chiara Balistreri, di Bologna, ha parlato ieri mattina davanti a decine di studenti, in maggioranza ragazze, del liceo ginnasio Berchet, parte attiva del progetto “Ora parla Sofia“ dell’associazione Scarpetta rossa per prevenire la violenza di genere in nome di Sofia Castelli, uccisa a 20 anni dall’ex fidanzato il 29 luglio del 2023 a Cologno Monzese. Intervenuti anche la giornalista criminologa Silvia Morrone, la psicologa Assunta Amoroso, l’avvocata Sara Contoli e il responsabile Progetti e sviluppo dell’associazione, Gualtiero Nicolini.
Chiara, ha pubblicato un video su TikTok che è diventato virale, mostrando i segni delle violenze subìte e anche la sua preoccupazione. Ora come si sente?
“La paura c’è sempre. Però penso di aver fatto la scelta giusta, prima uscendo da quella relazione e poi denunciando. Forse oggi non sarei qui a raccontare, se non l’avessi fatto. Ma c’è anche tanta rabbia, perché il mio ex ragazzo è stato messo nuovamente nelle condizioni di farmi del male: era finito in carcere dopo due anni e mezzo di latitanza, per avermi picchiata al punto da rompermi il naso a pugni. Dopo un periodo di detenzione, gli sono stati concessi gli arresti domiciliari. Io ero sicura che sarebbe scappato e infatti così è stato: poco più di tre mesi fa è fuggito. Io ero terrorizzata. A quel punto ho pubblicato il video su TikTok. Ho parlato, non volevo diventare l’ennesimo caso di femminicidio. Ho sollevato un polverone, non volevo stare zitta e subire ancora, rischiando di essere uccisa”.
E poi?
“Il mio ex è stato rintracciato dalle forze dell’ordine in Romania, la sua città natale, con l’aiuto della polizia romena. È stato eseguito un mandato di arresto europeo emesso dalla Procura di Bologna e ora si trova in carcere in attesa del processo che comincerà questo mese”.
Quanti anni aveva quando vi siete conosciuti?
“Quindici, e lui uno in più. Mi piaceva molto, mi sembrava innamorato. Mi aveva presentato alla sua famiglia. Dopo un anno sono iniziate le prime violenze che però io non riconoscevo: mi diceva “stupida“, “non mi piace che tu vada a scuola perché ci sono altri maschi“, “con quei jeans sembri una poco di buono“. Poi sono arrivati gli schiaffi. Mi diceva “è colpa tua se mi sono comportato così“. E siccome per un anno era stato tutta un’altra persona, io mi ero convinta fosse colpa mia”.
Non l’ha mai lasciato, nel periodo della relazione?
“Sì. Ma poi lo perdonavo sempre, perché lui mi chiedeva scusa e mi giurava non si sarebbe più comportato male. Io, sbagliando, gli credevo. A poco a poco, e me ne rendo conto solo adesso, alzavo sempre più l’asticella del “consentito“, normalizzavo comportamenti che prima avrei ritenuto ingiustificabili. Alle ragazze oggi dico: non lo fate. Mettete davanti l’amor proprio e a quel punto cadranno tutte le maschere. Aprite gli occhi il prima possibile. Io stessa, allora, guardando in televisione le vittime di violenze, pensavo che a me non sarebbe mai accaduto un fatto del genere”.
E invece è successo...
“Sì. Nel 2022, nel giorno di San Valentino. E questo è stato l’apice, prima mi aveva picchiata molte altre volte. Era accecato dalla gelosia, voleva tagliarmi la faccia, perché diceva che poi non mi avrebbe più voluta nessun altro. Mi ha rotto il naso e mi ha fatto molto altro male, in più parti del corpo. Sono finita all’ospedale e mi sono sentita anche una sciocca, per aver pensato che non sarebbe arrivato a tanto. Io ero quasi morta e lui non voleva portarmi in ospedale. Lui era lì davanti ai medici e io inizialmente ho detto di essere caduta. Ero in suo pugno. Ma quando è uscito dalla stanza ho detto basta. E ho raccontato la verità”.
Che reazioni ha avuto sui social?
“Ho ricevuto tanta solidarietà ma anche tanti attacchi. C’è qualcuno che ha scritto che sono diventata famosa “solo per aver preso botte e che non sono l’unica“. Io ho risposto che “è questo il problema“. Io vorrei che nessuno più si trovasse nella condizione in cui mi sono trovata io. Ho una sorella più piccola e cerco di dirle quello che a me non è stato detto. E lo dico anche alle ragazze nelle scuole. Io ho ancora paura. Ma penso che sarebbe stato certamente peggio restare con lui, rischiare tutti i giorni, piuttosto che combattere per i miei diritti. Se non avessi fatto nulla, se fossi stata in silenzio a subire, magari sarei morta tra le sue mani. E invece ho vinto io”.