Milano, 28 luglio 2018 - Dopo Trony è la volta di Euronics Galimberti. Il 14 luglio ha chiuso i battenti il punto vendita di via Benadir, all’angolo con via Palmanova, quello dentro la Coop. Con lui il negozio di Caleppio di Settala. Risultato? Venti lavoratori, di cui la metà a Milano città, sono a spasso. La procedura di esubero era partita già il 16 maggio, per 128 lavoratori, in undici negozi sparsi per tutto lo Stivale.
«Per svariati mesi i lavoratori dei negozi di Milano hanno ridotto il loro orario di lavoro per permettere a tutti di non perdere il posto di lavoro, ma la scelta unilaterale dell’azienda è quella di lasciare a casa venti dei 55 lavoratori sul territorio milanese» dice Elvira Miriello della segreteria Filcams Cgil Milano che prosegue: «L’ apertura di un concordato preventivo, depositato al tribunale di Milano, aveva fatto sperare i lavoratori che ci potesse essere una controtendenza al declino. Pur avendo accumulato debiti, la società punta ad un piano industriale che prevede chiusure di punti vendita e vendite di alcuni di questi a possibili compratori». Ma al momento la situazione è nera: «Abbiamo tenuto diversi incontri che non hanno sortito grandi risultati. Il due agosto scadranno i termini previsti dalla legge per trovare una soluzione, ma fino ad oggi la Galimberti non si è resa disponibile a trovare un accordo per ricollocare i 20 lavoratori di Milano e provincia, in quei negozi che rimarranno aperti sul territorio ed in quelli vicini. Inoltre la buona uscita prevista per le uscite volontarie si riduce a circa 4000 euro per lavoratori che per 15 o 20 anni hanno contribuito in azienda».
Secondo il funzionario sindacale non vale trincerarsi dietro la scusa della concorrenza dell’e-commerce: «Altri noti marchi dell’elettronica hanno adottato un modello di business che ha consentito loro di affrontare i cambiamenti, utilizzando i punti vendita anche per la distribuzione dei prodotti acquistati on line». Scelte che non avrebbe preso Galimberti: «Non è giusto che il conto lo paghino i lavoratori» dice la sindacalista. Rimane una flebile speranza. Un ultimo incontro, fissato il 31 luglio. «In caso di mancato accordo, siamo pronti alla protesta» scandisce Miriello.
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