BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Eugenio Comincini, arriva da Cernusco il senatore corteggiato da due premier

Ago della bilancia per la sopravvivenza del governo: "Non andrò all'opposizione". Renzi è avvisato

Eugenio Comincini

Cernusco sul Naviglio (Milano), 21 gennaio 2021 - E' stato l'enfant prodige della politica milanese. Ora, è l'ago della bilancia nella crisi di governo, corteggiato da due premier: l'ex, Matteo Renzi, del quale è stato fedelissimo sin dalla prima ora che ha seguito nello strappo dal Pd, e Giuseppe Conte alla ricerca di una stampella per il governo. Potrebbe essere proprio lui, Eugenio Comincini, classe 1972, ex sindaco dem di Cernusco sul Naviglio, senatore di Iv, bancario prestato alla politica, gran tessitore in queste ore convulse di contatti frenetici fra Palazzo Chigi e Palazzo Madama. Se la sua opera di riconciliazione fallisse, potrebbe seguire le orme di Riccardo Nencini. Ha spinto Renzi all'astensione, salvando il primo ministro e ora sta lavorando per “rientrare nel perimetro del governo”.

E' questa la condizione che ha dettato avvisando Matteo: “Non tradirò il partito nel quale sono stato eletto. All'opposizione non vengo”. Lo ripete a ogni incontro organizzato per riannodare il rapporto con gli alleati dopo lo choc della crisi. “Le dichiarazioni in aula di Teresa Bellanova e di Renzi non aiutano”, dice il parlamentare prudente sin da quando faceva l'educatore all'oratorio. “Sto dedicando tutte le mie forze alla ricucitura con la maggioranza all'interno di un patto di legislatura. Ma sono realista non stupido: le possibilità sono ridotte al lumicino”. “Devo rispondere al Paese e alla coscienza delle mie scelte non a Renzi o a Conte – aggiunge -. E devo farlo con onestà ed equilibrio, con cuore libero da condizionamenti, paure, tornaconti personali”.

E' questo il piano dell'ex primo cittadino che lasciò di stucco il centrodestra quando appena 35enne conquistò il Comune per prenderne saldamente il posto nei due mandati successivi, alla guida di una città di provincia, ricca, con ambizioni culturali e un volontariato fiorente, lontana dallo stereotipo della periferia rozza, senza identità. Da allora non si è più fermato. E' stato nel consiglio nazionale di Anci, vicesindaco metropolitano a fianco di Giuliano Pisapia. Cercato dai costruttori, vicino ai lavoratori, ha realizzato la scuola elementare all'avanguardia attesa da 20 anni costata 10 milioni e inaugurata dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Un altro indizio del ruolo ottenuto nel partito a trazione renziana dal futuro senatore. Nel 2018, conquista sotto le insegne democratiche lo scranno a Palazzo Madama per il rotto della cuffia in una Lombardia dove la Lega fa cappotto e comincia la spola con Roma. Mette in cantiere il disegno di legge sulle start-up sociali, sempre nel cerchio magico del leader. Fino a lunedì. Non ha rotto come Nencini, ma è pronto a farlo. Una frase rivela che se messo alle strette sceglierebbe Conte: “So cosa devo fare per impedire che il piano inclinato ci porti al voto”. Non l'ha solo pronunciata durante la chiama, l'ha scritta. Renzi è avvisato. Barbara Calderola