NICOLA PALMA
Cronaca

Espedito, Sem e la banda incastrata dal Dna

Blitz della Mobile: quinta batteria di “rolexari” smantellata in due settimane. Le tracce genetiche sui caschi, l’incidente e i soprannomi

di Nicola Palma

Espedito Torino l’ha confidato a un amico, al telefono da un letto del Policlinico: probabilmente il colpo di piazza Repubblica è stato l’ultimo della sua carriera criminale da trasfertista dei Rolex (col trucco dello specchietto); le fratture a braccia, bacino e costole lo costringeranno ad "andare in pensione". Sì, perché il 21 settembre 2020 il pregiudicato quarantasettenne, già arrestato a Milano nel 2009 e nel 2016 e fratello di Ciro detto "Dollaro", è caduto dallo scooter, tallonato da un automobilista in Porsche appena rapinato di un Patek Philippe da 38mila euro: nel violento impatto col pavè, ha riportato gravi traumi, tanto da essere sottoposto a un immediato intervento chirurgico. A poco più di un anno dal raid in pieno centro, Torino e il trentasettenne Antonio Zinno (fuggito quella sera con un terzo uomo ancora ricercato) sono stati arrestati dagli agenti della Squadra mobile in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Manuela Accurso Tagano su richiesta dell’aggiunto Laura Pedio e del pm Elisa Calandrucci. L’indagine degli specialisti dell’Antirapine (alla quinta batteria di "rolexari" smantellata in due settimane) scatta subito dopo il raid finito con lo schianto in moto di Torino: il ferito ha con sé un cellulare con tre numeri in rubrica (quello della moglie e di tali Sem e Gian), una targa finta, una chiave e il telecomando di un cancello elettrico. Dai tabulati emerge che le tre utenze sono state attivate contemporaneamente quattro giorni prima al Rione Sanità a Napoli e che all’ora di pranzo del 21 (dopo essersi mosse alle 5 dalla Campania) hanno agganciato le celle telefoniche tra Cinisello Balsamo e Cusano Milanino.

Gli agenti, guidati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Francesco Giustolisi, scovano il quartier generale della banda in un box di via Sormani a Cusano, affittato a giugno da Torino con un documento falso e con canone di 6 mesi pagato in anticipo: dentro ci trovano un Piaggio Carnaby e un Aprilia Sportcity. A quel punto, entrano in scena gli esperti della Scientifica, coordinati dalla dirigente Anna Maria Di Giulio, che isolano tracce di Dna di Torino e di altri due su caschi, zaini e scaldacollo trovati nel garage. Chi sono Sem e Gian? Sem è l’abbreviazione di "semenzella", espressione dialettale partenopea che indica un seme di piccole dimensioni, e di conseguenza un uomo di bassa statura. È il soprannome di Antonio Zinno, alto 1,63 metri, segnalato con lo stesso appellativo pure in altre inchieste della Mobile di Napoli. E l’altro? Gian è il nomignolo del terzo uomo.

I tre sono ritenuti anche i responsabili della tentata rapina subìta sempre il 21 settembre in via Edolo dall’imprenditore D.L., che, già scippato in precedenza di tre orologi, aveva fiutato il pericolo dopo la botta al retrovisore sinistro della sua Ferrari ed era riuscito a mettere in fuga i rapinatori sfilandosi il Patek Philippe dal polso e nascondendolo sotto il sedile ("Ha capito, ha capito"). E ancora: c’erano sempre Torino, Zinno e Gian in sella agli scooter che la settimana prima avevano assaltato l’auto di un manager discografico in Foro Bonaparte per rubare un Daytona da 40mila euro.