ALESSANDRA ZANARDI
Cronaca

Enrico Hoffer, progettista di Edilnord e Milano 2: “Così Berlusconi creò le prime new town d’Italia”

L’ossessione per la sicurezza dei pedoni e la passione per il verde: “Andava personalmente nei vivai a scegliere le piante”

Milano 2 a Segrate, la prima new town d'Italia

Milano 2 a Segrate, la prima new town d'Italia

Segrate (Milano) – Da Brugherio a Milano 2, “così Berlusconi contribuì ad introdurre un nuovo modello di abitabilità”. Enrico Hoffer, 86 anni, è stato uno dei progettisti dell’Edilnord di Brugherio e successivamente del celebre quartiere di Segrate che, più di ogni altro progetto edilizio, ha legato il suo nome a quello del Cavaliere.

Erano gli anni Sessanta e Settanta, si viaggiava sull’onda lunga del boom economico. “C’era entusiasmo, certo, anche se il clima era appesantito dal terrorismo”, ricorda Hoffer, che nel 1963, fresco di laurea, aveva creato uno studio a Milano insieme ad altri tre giovani architetti, Giancarlo Ragazzi, Giulio Possa e Giuseppe Marvelli. “Il fratello di uno dei miei soci era stato un compagno di studi di Silvio Berlusconi, un giovanotto brillante che stava maturando le prime esperienze nel settore immobiliare. E che decise di darci fiducia. Così iniziammo a collaborare”.

Il primo progetto fu l’Edilnord di Brugherio, un circuito di palazzi e appartamenti per circa 4mila abitanti. Un programma edilizio che, complice la pubblicità sui grandi quotidiani, riscosse un buon successo, nonostante la posizione decentrata rispetto a Milano. “Fu quello lo spunto per la successiva costruzione di Milano 2, con la progettazione partita nel 1967 e i primi edifici consegnati nella primavera del ’71. Berlusconi nutriva un’idiosincrasia per le automobili e i pericoli che possono generare. Da qui l’idea di un quartiere con tre diversi canali viabilistici, uno per il traffico veicolare, uno per i ciclisti e uno per i pedoni, per garantire maggiore sicurezza ai residenti. A Milano 2 la strada è ribassata di due metri rispetto al quartiere, con una serie di passerelle pedonali a scavalco, come un fiume intervallato da ponti. ‘I bambini possono andare a scuola da soli’ era, non a caso, uno degli slogan coi quali si reclamizzava il progetto”.

Cos’altro? “Il verde. Con Berlusconi ci si divertiva ad andare nei vivai per scegliere le piante che più si adattavano a questa nuova idea di costruire. Un concetto di abitare che puntava alla qualità di vita, un contesto dove ci si potesse sentire anche un po’ in vacanza. Era una rivoluzione, se consideriamo che erano i tempi dei casermoni in stile Scampia. Una formula a mio avviso ancora attuale, benché per l’intellighenzia dell’epoca Milano 2 fosse una sorta di ghetto per ricchi”.

Durante la progettazione, prosegue Hoffer, “io, Berlusconi, Ragazzi e Possa facemmo un viaggio nel Nord Europa, per studiare le news towns di Londra, Copenaghen e Stoccolma. Tuttavia non ci convinsero, gli ambienti ci sembrarono freddi e così optammo per architetture più tradizionali, con colori caldi”. “Cosa si potrebbe cambiare di Milano 2? I negozi risultano un po’ dispersi nel quartiere, quando invece si sarebbe potuto sfruttare la piazza centrale come sede di un centro commerciale. In origine era proprio questa l’idea, ma poi Berlusconi iniziò a dedicarsi alle televisioni e non se ne fece più nulla”.

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