Achille
Colombo Clerici*
Istat la definisce “Economia non osservata” e comprende, essenzialmente, l’economia sommersa e quella illegale. I dati non sono recenti, risalgono al 1919, ma sono comunque impressionanti: quasi 203 mld di euro (compresi 19.411 milioni di economia illegale) il 10,2% del Pil nazionale, primato negativo tra i Paesi più avanzati d’Europa. Tale percentuale, nel corso degli anni, è andata complessivamente e costantemente calando in modo lieve (nel 2016 e nel 2017 incideva sul Pil per l’11,2%). Ma il “fatturato” delle attività illegali si è in invece di continuo incrementato: nel 2016, 18.078 milioni; nel 2017, 18.896; nel 2018, 19.238. Va considerato comunque che il fenomeno non è esclusivamente italiano, ma è presente, sia pure in misura minore, negli altri Stati europei. Le principali componenti dell’economia sommersa sono costituite dal valore aggiunto occultato tramite comunicazioni volutamente errate del fatturato eo dei costi (sotto-dichiarazione del valore aggiunto) o generato mediante l’utilizzo di lavoro irregolare. Ad esso si aggiunge l’evasione fiscale del comparto immobiliare. L’economia illegale include sia le attività di produzione di beni e servizi - ad esempio il commercio di stupefacenti, la prostituzione e il contrabbando di sigarette - sia quelle che, pur essendo legali, sono svolte da operatori non autorizzati. Il ricorso al lavoro non regolare da parte di imprese e famiglie è una caratteristica strutturale dell’economia italiana. Nel 2019 erano 3.586.000 i lavoratori irregolari: dopo il picco del 2017 si è assistito a un calo lento ma costante del fenomeno tornato al livello del 2013: il settore costruzioni ha registrato la maggiore contrazione mentre nei settori Istruzione, Sanità e Assistenza l’incidenza resta stabile. E’ nel terziario che il lavoro irregolare è maggiormente presente e raggiunge livelli particolarmente elevati nel comparto degli “altri servizi alle persone” (46,4%), dove si concentra la domanda di prestazione lavorative non regolari da parte delle famiglie (colf, badanti, ecc.). L’incremento percentuale maggiore, crescita media annua del 5,1%, è stato registrato dal settore trasporti e magazzinaggio. *Presidente Assoedilizia