Duecento alloggi "sociali" in Sarpi La rigenerazione del Policlinico

Ristrutturazione da 40 milioni di euro del complesso conferito al fondo con Cassa depositi e prestiti. Pronti nel 2026: affitti lunghi, prezzi calmierati e una "Casa Ronald" per chi viene a curarsi da lontano

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di Giulia Bonezzi

Un investimento di oltre 40 milioni di euro per una "rigenerazione urbana" da diecimila metri quadrati residenziali più tremila commerciali tra le vie Sarpi, Bramante e Niccolini. Due passi dal centro, a Chinatown dove le case hanno i costi proibitivi dei quartieri ex popolari "gentrificati"; lì irromperanno, nel giro di tre-quattro anni, duecento nuovi appartamenti destinati ad affitti a lungo termine e al "social housing", dunque a quell’ampia "zona grigia" di famiglie non abbastanza in difficoltà da ottenere una casa popolare ma non abbastanza ricche per permettersi un affitto sul mercato di una Milano sempre più cara. È il primo grande intervento di "social housing" del Fondo Ca’ Granda, creato nel 2014 con il Fia (Fondo investire per l’abitare) di Cassa Depositi e prestiti e la Fondazione Cariplo, al quale il Policlinico di Milano ha conferito il suo immenso patrimonio immobiliare (45 edifici e 1.400 appartamenti) accumulato in secoli di donazioni. Con un doppio obiettivo: accanto all’operazione senza precedenti di finanziare “in casa” (su 201 milioni di euro, la Regione ne mette solo 30 e lo Stato 36) il nuovo ospedale che dovrebbe entrare in funzione nella primavera del 2024, la "restituzione alla città", sottolinea il presidente della Fondazione Ca’ Granda Marco Giachetti, prevede di ristrutturare il 60% degli immobili e di mettere circa 700 alloggi a canone calmierato.

Compresi questi che dovrebbero esser pronti "entro il primo quarto del 2026", spiega Paolo Boleso di InvestiRe sgr che gestisce il fondo, nel complesso di via Sarpi dal quale una quarantina di famiglie, dopo le prime resistenze, hanno traslocato in altri alloggi vicini della Ca’ Granda, "e non abbiamo contenziosi all’attivo", anche perché le regole del futuro social housing sono state scritte, oltre che col Comune, coi sindacati degli inquilini. A tagliare il nastro sarà, già nel 2025, la prima "Casa Ronald" a Milano: più di mille metri quadrati e più di venti stanze, spiega Nicola Antonacci, presidente per l’Italia della Fondazione Ronald McDonald, con cucina, soggiorno e spazio smart working in Comune, per i genitori di bimbi che vengono da lontano a curarsi alla De Marchi, la pediatria del Policlinico, e di neonati che devono affrontare lunghi ricoveri alla Mangiagalli.

Delle case attuali, con le loro scale ripide e una matrioska di cortili, resteranno in piedi solo le facciate esterne, "in modo che l’aspetto storico rimanga immutato", spiega l’architetto Gianandrea Barreca dello studio Barreca & La Varra che firma questo progetto (e ha firmato, con Stefano Boeri, anche il nuovo Policlinico); l’interno sarà adeguato "ai bisogni dell’abitare moderno", intorno a un sistema di tre corti "penetrabili" per il quartiere, una più grande e "pubblica" su due livelli, con balconi "simili a palchi teatrali", un piccolo bosco che richiama i giardini segreti di Milano, e spazi per attività commerciali "diverse", auspica la consulente Giordana Ferri, dai grandi brand che ormai sono i soli a potersi permettere gli affitti del centro.

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