
Due volte al giorno a mettere una firma in commissariato. Tutti i giorni, per tre anni. È anche questa la misura di prevenzione che la Questura vorrebbe dai giudici per Alessandro Caravita, 21enne figlio del leader storico della curva interista Franco, a sua volta ultrà nerazzurro e aderente al gruppo di ultradestra “Lealtà ed azione“. Il ragazzo è attualmente a San Vittore in custodia cautelare perché accusato di tentato omicidio ai danni di un altro ventenne dopo una lite fuori da una discoteca. Alessandro lo avrebbe colpito con due coltellate.
Nel richiedere per Caravita jr. lala sorveglianza speciale di tre anni (ritorno a casa la sera entro le 22, uscita la mattina non prima delle 7), il questore Sergio Bracco scrive che l’ulteriore obbligo delle due firme al giorno in commissariato sarebbe "l’unico strumento idoneo ad arginare la commissione di reati che mettono in pericolo la sanità, la sicurezza e la tranquillità pubblica" da parte del soggetto. Pur così giovane, infatti, secondo la polizia il suo "profilo criminale" avrebbe "una connotazione di grave persistente ed attuale pericolosità sociale".
Oltre all’aggressione dopo la lite in corso Garibaldi ai danni di Luca P. lo scorso giugno (motivo per il quale è attualmente in cella) Caravita per la Questura è stato coinvolto anche in altri episodi di violenza. Ancora una rissa due anni fa in via Porpora vicino a un pub, quando una discussione finì male tanto che uno dei partecipanti rimase a terra ferito, fortunatamente in maniera non grave.
Il giovane figlio del leader storico della curva interista è stato anche indagato (ma la sua posizione poi archiviata) per gli scontri tra tifosi nerazzurri e campani prima di un Inter-Napoli del dicembre di due anni fa, finiti tragicamente con la morte dell’ultrà varesino (ma gemellato agli interisti ) Daniele Belardinelli, che nei pressi dello stadio venne investito e ucciso da un suv guidato - secondo l’accusa, da un tifoso partenopeo.
Uno degli ultrà interisti arrestato perché in prima linea negli scontri con i rivali, aveva tirato in ballo Caravita jr nei confronti del quale, però, i magistrati non hanno poi esercitato l’azione penale per mancanza di riscontri sufficienti. "Anche se gli elementi di prova acquisiti", tra dichiarazioni raccolte e analisi dei tabulati telefonici, per la Questura "pur non dimostrando oltre il ragionevole dubbio" la responsabilità di Caravita, "costituiscono elementi oggettivi tali da non poter escludere" che il ragazzo "abbia partecipato attivamente agli scontri o che comunque sia stato presente al momento dei fatti".
In ogni caso toccherà ora al tribunale milanese sezione misure di prevenzione - presidente il giudice Fabio Roia, udienza fissata per il 13 ottobre - accogliere la richiesta di sorveglianza speciale (“aggravata“ dalla bi-firma giornaliera) oppure respingere l’istanza tout court o applicare invece una misura meno stringente nei confronti del giovane ultrà con simpatie di estrema destra e nessuna traccia di un lavoro svolto o di studi condotti.