La droga e gli effetti sulle ragazze, terza perizia per Genovese

Il guru delle startup accusato di sequestro e stupro: il pool di inquirenti vuole capire l’effetto delle sostanze stupefacenti

Alberto Genovese

Alberto Genovese

Milano - Si aggiunge una terza perizia a completare la vicenda giudiziaria di Alberto Genovese, il guru delle start up finito in carcere con l’orrenda accusa di avere sequestrato e violentato per venti ore una giovane modella. Sono tre le perizie che dovranno aiutare gli investigatori a ricostruire quanto è successo la notte del 10 ottobre.  L’ultima consulenza, quella affidata dal pool di pm guidata dall’aggiunto Letizia Mannella, agli esperti di tossicologia, riguarda l’analisi degli effetti delle droghe sniffate durante la festa a «Terrazza Sentimento», non solo la cocaina rosa da 400 euro al grammo, anche la chetamina e altre sostanze utilizzate per il taglio. Tutte queste droghe producono effetti diversi e influiscono sul comportamento, portando, ad esempio, alla rimozione di quanto è successo.

Ecco, i periti dovranno stabilire quali sono stati gli effetti dell’abuso di droghe sul comportamento di Genovese e della giovane vittima, ripresa dalle telecamere interne, inerme per quasi tutto il tempo della violenza sessuale. Immediatamente dopo essersi ripresa, la ragazza ha sempre detto di non aver ricordato subito quello che le era successo. Per questo motivo, solo dopo qualche ora avrebbe chiamato i soccorsi, sarebbe corsa in strada, seminuda, senza scarpe, solo allora avrebbe preso coscienza del reale pericolo. Questo black out dovuto alla droga, ad un certo tipo di droga, cioè quella detta “dello stupro“ spiegerebbe perché dalle immagini delle telecamere si vede la giovane chiacchierare sul letto con Genovese. Quelle immagini fotografano il momento di mancata coscienza. 

La relazione finale degli esperti tossicologi andrà aggiunta a quella fonica. I pm hanno infatti incaricato alcuni tecnici di analizzare i dialoghi fra Genovese e la vittima. I dialoghi registrati di quella notte potrebbero dimostrare non tanto l’esistenza di accordi economici con la ragazza, che comunque non diminuirebbero affatto la responsabilità dell’ex bocconiano per la violenza, quanto piuttosto l’accordo per provare gli effetti del “chemsex“. Il fine ultimo della difesa, sarebbe quello di ricondurre quanto avvenuto quella notte ad una sorta di incapacità nelle azioni commesse, dovuta però a quel tipo di droga sulla cui assunzione potrebbe esserci stato un consenso anche da parte della vittima. L’ultima perizia riguarderà, invece, la salute di Genovese che chiede da tempo di uscire dal carcere sostenendo di avere bisogno di curarsi e di disintossicarsi.

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