Traffico di droga fra Italia e Marocco, arrestate cinque persone

Il giro di narcotraffico prevedeva lo smercio di tremila chili di hashish all'anno per un tesoro da 17 milioni di euro

L'hashish sequestrata in un box di via Padova

L'hashish sequestrata in un box di via Padova

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Tremila chili di hashish all’anno sull’asse Marocco-Italia. Carichi stipati in grosse imbarcazioni e scaricati al largo delle coste della Toscana, con destinazione finale Milano. Almeno per una decina d’anni, Massimiliano Cauchi ha gestito quella tratta del narcotraffico, mettendo insieme il tesoro da 17 milioni di euro scovato nel giugno del 2020 dietro un muro posticcio di un appartamento di via Casoretto dagli agenti della Narcotici della Squadra mobile. Lavorando su quel filone investigativo, nei giorni scorsi la polizia ha arrestato cinque persone legate al giro di Cauchi, accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e di detenzione di droga ai fini di spaccio: le misure, disposte dal gip Raffaella Mascarino su richiesta del pm Francesca Crupi, sono state eseguite mercoledì scorso, ma la Procura, cui il decreto Cartabia demanda tutte le decisioni in materia di comunicazione, non ha dato notizia dell’operazione.

L’inchiesta della Dda è partita dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Marco Bruno Bernini, a lungo braccio destro di Cauchi nelle maxi importazioni di hashish dal Nordafrica, e ha acceso i fari su personaggi finora mai emersi. Il più importante è senza dubbio Matteo Stroppa alias "Teo", trentottenne di Brugherio difeso dall’avvocato Ettore Puccillo: era lui, stando a quanto emerso, l’uomo incaricato dall’organizzazione di "portare i soldi in montagna in Marocco intorno al 2015". Stando agli accertamenti investigativi compiuti dai segugi dell’Antidroga, ha continuato a smerciare "roba" fino all’estate del 2020, tanto da stupire il giudice per la "pervicacia" dimostrata nel portare avanti l’attività illecita pur sapendo della "collaborazione avviata da Bernini", sebbene "in scala molto ridotta rispetto ai quantitativi movimentati al tempo in cui l’associazione di cui è stato riconosciuto partecipe era operativa". In carcere sono finiti anche Dario Umberto Carmine Cappelluti, Fabiano Capuzzo (legato anche alla curva Sud rossonera) e Giovanni Mele, mentre per Marco Pesce è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria ogni due giorni. Ai domiciliari Roberto Smith, ritenuto uno dei membri del gruppo guidato dalla coppia Cauchi-Bernini: secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe partecipato a tutte le fasi di importazione dell’hashish dal Marocco (a bordo delle barche Caffè del Mar, Iris III e Iceberg), trasportato hashish e cocaina sulla piazza meneghina e procacciato a Bernini nel 2017 i contatti di fornitori e acquirenti. Nel corso del blitz, i poliziotti della Mobile, coordinati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Domenico Balsamo, hanno sequestrato a casa di Cappelluti una pistola Beretta calibro 6.35 con due caricatori e quattro cartucce, 3,7 chili di marijuana, 5,6 di hashish e 500 euro.  

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