Marijuana in casa, assolto il trapper DrefGold

Ribaltato il verdetto di primo grado: "Il fatto non sussiste". L’artista era stato arrestato a Pero per il possesso di 100 grammi di droga

DrefGold, all’anagrafe Elia Specolizzi

DrefGold, all’anagrafe Elia Specolizzi

Assolto. È stata ribaltata in appello la sentenza con cui, nel febbraio di due anni fa, fu condannato a 8 mesi il rapper milanese DrefGold, all’anagrafe Elia Specolizzi, arrestato il 23 agosto 2019 perché in casa gli vennero trovati oltre 100 grammi di marijuana e hashish e duemila euro in contanti. Ieri, infatti, la Corte di secondo grado ha assolto "perché il fatto non sussiste" il venticinquenne cantante della scena trap, difeso dall’avvocato Niccolò Vecchioni.

"Fumo canne tutti i giorni, ma da solo, non le darei mai a qualcuno, anche se me le chiedessero", aveva detto all’epoca il musicista, accusato di detenzione e spaccio di droga, difendendosi nel processo con dichiarazioni molto simili a quelle già rese nell’interrogatorio dopo l’arresto ("Sono un consumatore conclamato di cannabis in quantità massicce", aveva detto). Il legale, nel ricorso in appello, ha fatto notare che nel verdetto di primo grado della nona sezione penale si sosteneva "infondatamente che la sostanza stupefacente" trovata a casa del trapper "fosse destinata a un uso “non esclusivamente personale”". Per la difesa, inoltre, "non basta a provare l’ipotizzata condotta illecita dello Specolizzi" il fatto che nel suo appartamento, come emerso dal processo, "erano soliti riunirsi giovani che facevano un uso “collettivo” di droghe leggere". La Procura generale aveva chiesto la conferma della condanna, ma i giudici della quinta sezione penale d’appello (presidente del collegio Giusy Barbara) hanno assolto il giovane. Quella sera di fine estate, DrefGold era atteso in Salento per uno spettacolo. E invece, a un certo punto, diversi residenti del quartiere di Pero in cui abitava all’epoca avevano iniziato a chiamare il 112, lamentando la presenza di un gruppo di ragazzi sotto casa del trapper. "Erano solo amici e fan", aveva spiegato all’epoca il suo avvocato.

Gli agenti, invece, avevano sospettato che in ballo non ci fosse solo la passione per la musica e così avevano deciso di perquisire l’abitazione del giovane, trovando la sostanza stupefacente. Dopo l’arresto in flagranza disposto dal pm di turno Alessia Menegazzo, il rapper era finito in Questura, dove aveva trascorso la notte in vista della direttissima della mattina; il giudice aveva convalidato il provvedimento e aveva rimesso in libertà Specolizzi, imponendogli l’obbligo bi-settimanale di firma in vista del processo. Che ieri, in appello, si è chiuso con l’assoluzione.

 

 

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