
Nella teca è riprodotto un ambulatorio
Oggi chi passa in piazza Duca d’Aosta, davanti alla Stazione Centrale, vedrà una teca trasparente che contiene la riproduzione di un ambulatorio ginecologico. Lì tra le 10.30 e le 19 potrà ascoltare cosa si sono sentite dire da personale sanitario alcune donne che, dal Nord al Sud del Paese, hanno esercitato il loro diritto a interrompere volontariamente una gravidanza in base alla legge 194 che ha legalizzato l’aborto dal 22 maggio 1978, 47 anni fa, poi confermata dagli italiani per referendum nel 1981. Tipo: "Dovevi pensarci prima!", "Ti sei divertita, ora paghi", "Devi sentire il battito del feto, è fondamentale" o anche il grande classico "Siamo donne, dobbiamo soffrire" per motivare il rifiuto di fornire antidolorifici.
"Abusi e violenze inaccettabili", sottolineano, casomai ce ne fosse bisogno, dalla rete internazionale Medici del mondo, che oggi porta in città, dopo le tappe di Roma, Parigi e Torino, la campagna “The Unheard Voice” per denunciare le barriere che ancora ostacolano l’accesso all’aborto legale in Italia. E pure in Lombardia, la regione in cui si effettuano oltre undicimila delle oltre 65 mila Ivg all’anno in Italia, ma anche la "pioniera della collaborazione tra Regione e movimenti contro l’aborto", ricordano le attiviste, che "dal Duemila permette ai consultori privati accreditati di non erogare le prestazioni previste per la Ivg, legittimando di fatto l’obiezione “di stuttura” (e non individuale, ndr) vietata dalla 194".
Gi.Bo.