Domenico ‘Mimmo’ Falcone, vittima innocente di mafia a Bollate. "Giustizia dopo 33 anni di calvario"

Il 24 marzo 1990 il ragazzo, 22 anni, fu colpito nel bar di famiglia solo perché era sulla via di fuga del killer. Avrebbe dovuto sposarsi sette giorni dopo

La famiglia Falcone all’inaugurazione della targa per Mimmo nel maggio 2022

La famiglia Falcone all’inaugurazione della targa per Mimmo nel maggio 2022

Bollate (Milano), 9 marzo 2023 – Il 24 marzo 1990, Domenico Falcone (per tutti Mimmo) aveva soltanto 22 anni, si sarebbe dovuto sposare con Patrizia, esattamente sette giorni dopo. Erano le 18, quando Mimmo venne freddato da due colpi di pistola nel bar Caruso, il bar di famiglia, a Cascina del Sole di Bollate. A premere il grilletto fu Liborio Trainito, uno dei protagonisti della faida mafiosa di Niscemi, uscito in permesso premio dal carcere di Trapani. Era andato in quel bar per un regolamento di conti, doveva ammazzare Mario Di Corrado. E Mimmo venne ucciso perché si trovava sulla via di fuga del killer.

Ci sono voluti 33 anni, ma ora finalmente il nome di Domenico Falcone è stato inserito ufficialmente nell’elenco nazionale delle vittime innocenti delle mafie curato dall’ Associazione Libera di don Luigi Ciotti. La sorella Simona, che aveva vent’anni, è stata testimone oculare dell’assassinio. Sono stati anni difficili per lei e per la famiglia.

Simona è contenta del risultato ottenuto dall’amministrazione comunale di Bollate?

"Certo, non mi sembra vero. L’unica cosa che mi dispiace è che mia mamma che attendeva tanto questo riconoscimento è morta lo scorso agosto e quindi non sia qua a condividere con noi questo momento. Ma io sono cristiana e sono sicura che da qualche parte anche lei è contenta per questo risultato".

Il nome di Mimmo, insieme a quello delle oltre 1.100 vittime di mafia, verrà letto in tutta Italia proprio in occasione della Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno che si celebrerà il prossimo 21 marzo. Lei cosa ricorda di quel giorno?

"Mimmo aveva smesso di lavorare intorno a mezzogiorno ma era arrivato al bar alle 17.30 perché era andato al funerale del papà di un suo carissimo amico, stavamo parlando della nonna che non stava bene e lui voleva andare a trovarla. Ma non avendo ancora pranzato ha deciso di mangiare, si è preparato un cappuccino e una brioche. Abbiamo sentito tre colpi pensavano fossero petardi. Mio padre si è molto indispettito, è sceso dal bancone e Mimmo lo ha seguito subito e si sono trovati di fronte a questo tizio, è partito un colpo di pistola contro mio fratello. Io non mi sono resa subito conto di quello che stava succedendo, ma poi ho visto Mimmo che aveva gli occhi sbarrati, sanguinava, è caduto per terra. E l’uomo ha preso ancora la pistola e gli ha mirato alla testa. Da lì si è scatenato un inferno assurdo".

A Mimmo è stata anche intitolata una piazza, l’amministrazione comunale insieme a Libera hanno lavorato insieme per ottenere questo riconoscimento. Ora tutti ricorderanno suo fratello non solo a Bollate. "E’ un risultato importante e per questo devo ringraziare in particolare il presidente della commissione antimafia di Bollate Jordan Cozzi che si è preso a cuore questa battaglia perché Mimmo non deve essere dimenticato".

Lei hai ancora un grande rancore, contro chi?

"Io sono arrabbiata con lo Stato. La mia famiglia non ha avuto niente dallo Stato, tranne l’aiuto dei carabinieri che hanno fatto l’indagine. L’assassino è stato condannato all’ergastolo ma ha fatto solo tre mesi di carcere e poi si è pentito ed è stato tutelato. Noi non abbiamo mai ricevuto nessun risarcimento, ho inoltrato la domanda per ricevere i fondi vittime di mafia, mi hanno detto che erano scaduti i termini. Ho scritto anche al Capo dello Stato, forse mi sono rivolta alle persone sbagliate, ma è assurdo che nessuno ci abbia mai aiutato". 

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