
Locali di Milano
Milano – Nell’estate del 2016, le scaramucce tra vicini di insegne storiche si era limitata a un vivace scambio di cartelli. A iniziare erano stati quelli del ristorante Papà Francesco, con pesanti ironie sulla cucina del rivale Bar Marino, che all’epoca era davvero solo un bar tabaccheria: “Warning. Dont’ compare our price and our food with tobacco shop next door. His chef it’s called microwave”. Per chi non mastica l’inglese: “Attenzione. Non mettere a confronto il nostro prezzo e il nostro cibo con quello della tabaccheria di fianco. Il loro cuoco si chiama microonde”. Dal dehors accanto non si erano fatti pregare, definendosi nell’ordine “Number 1” e “The Best” e polemizzando sulle grigliate di carne en plein air (con tanto di citazione dell’articolo 25 del regolamento di polizia locale).
Nove anni non sono bastati a placare gli animi dei titolari delle due attività commerciali di via Marino, entrambe incastonate nel complesso monumentale della Galleria Vittorio Emanuele sul lato più vicino a piazza Scala. Sì, perché l’ormai famigerata disfida del Salotto è finita pure nelle aule giudiziarie: il gestore del Bar Marino (nel frattempo diventato Bar Marino Ristorante) Roberto Cozzoli si è rivolto al Tribunale con un ricorso ex articolo 700 del codice di procedura civile (che prevede un provvedimento d’urgenza) per concorrenza sleale nei confronti di Auripa sas, la società di Paolo Bonomo proprietaria di Papà Francesco.
Della causa si parla incidentalmente in una recente sentenza del Consiglio di Stato, sollecitato il 12 dicembre 2024 dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Sì, perché l’azienda ha presentato un ricorso straordinario al presidente della Repubblica per contestare la diffida notificata dal Comune il 13 dicembre 2023. Un monito innescato da una segnalazione di Cozzoli, che ha accusato i vicini di “sottrazione di clienti già muniti di prenotazione”. A quel punto, Palazzo Marino ha invitato Papà Francesco a tenere “un comportamento civile e rispettoso delle altre attività presenti in loco e delle rispettive clientele”, aggiungendo che un utilizzo degli “spazi concessi” senza “la diligenza del buon padre di famiglia” potrebbe portare alla revoca della concessione.
Auripa sas ha chiesto l’annullamento dell’atto, ma i giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Il motivo? La diffida è priva “di qualsiasi effetto lesivo, non modificando la realtà giuridica e non incidendo in alcun modo sulla posizione giuridica della società ricorrente”. Detto questo, la questione è tutt’altro che chiusa: sarà il Tribunale civile a stabilire se siano fondate le accuse di concorrenza sleale di Cozzoli nei confronti di Bonomo.
Cozzoli, intanto, commenta secco: “Auspico che la condanna nei confronti di Papà Francesco venga confermata e che il contenzioso si chiuda. Finora i giudici ci hanno dato sempre ragione. Il titolare di Papà Francesco è entrato con toni aggressivi due volte nel mio ristorante. Un comportamento inaccettabile”. Bonomo non si arrende e rilancia: “Il Ristorante Marino che fa causa a me per concorrenza sleale? Ma se fino a poco tempo fa era solo un bar-tabacchi, mentre ora sostiene di essere un ristorante dal 1939. Dunque fornisce informazioni false ai clienti”.
Ma perché il titolare di Papà Francesco ha fatto irruzione in un paio di occasioni al Ristorante Marino? “Cozzoli – replica Bonomo – mi ruba i clienti cinesi, che vengono spesso nel mio ristorante perché ho ospitato più di una volta ai miei tavoli la star asiatica Jay Chou. Bar Marino prova sempre a intercettare quei clienti che vogliono entrare da me, non da lui. Ha fatto persino un cartello con la scritta “Jay Chou“”. Insomma, le posizioni tra i due ristoratori restano inconciliabili. Ai giudici l’ardua sentenza.