Milano, il disabile contro i taxi: meglio Uber

Simone: "Atteso invano 45 minuti". Il 6969: da noi massima disponibilità

Simone Gambirasio in una foto postata su Facebook

Simone Gambirasio in una foto postata su Facebook

Milano, 21 aprile 2018 - «Bella Milano, bello il Salone, bello il brio di una città moderna...». Ti aspetti l’elogio della metropoli invasa dai creativi e sempre più aperta al mondo. E invece ti trovi un «però». Un «però» che fa inevitabilmente riflettere, soprattutto perché a pronunciarlo è un ragazzo costretto a spostarsi in carrozzina. E anche perché riapre il dibattito sulla mobilità in città e sul ruolo dei taxi in particolare. Ecco lo sfogo via Facebook di Simone Gambirasio, professione manager in un’agenzia viaggi: «... Poi accade che sei disabile, ti fai prendere dall’entusiasmo, credi di vivere in Europa e il giovedì sera ti azzardi a cercare un taxi per portatori di handicap». Risultato? «Tre telefonate, 45 minuti d’attesa totali e nessun taxi trovato – sottolinea Simone –. Gli operatori, alla richiesta di un taxi accessibile, prima sbuffano, poi ti mettono in attesa, poi dopo 15 minuti fanno cadere la linea. Solo il terzo ha la “cortesia” di confessare “ma non ci sono, sono pochissimi”».

In effetti è cosìÌ: soltanto 41, secondo quanto risulta sul sito del Comune, su un totale di quasi 5mila veicoli in circolazione. Vale a dire lo 0,84% del numero complessivo. Un’impresa trovarne uno. E infatti non arriverà: «Dato che ieri Trenord ha deciso di sopprimere tutti i treni per Busto – prosegue Simone – il risultato è stata una notte alla ricerca di un hotel accessibile (in pieno Salone del Mobile) per non dover dormire in strada». Altra fatica. Risultato: alla fine sono dovuti arrivare i genitori per riportarlo in macchina a casa a Cairate, in provincia di Varese. «Cari taxisti, ci tenete tanto alle licenze, vero? – chiede il ragazzo sui social – Sono garanzia di qualità e servizio alla cittadinanza. Allora iniziamo a obbligare tutti i tassisti che cambiano auto a prenderne una accessibile. Non ad agevolarli (se li agevoliamo), ma ad obbligarli. Altrimenti vi meritate Uber». A stretto giro arriva la risposta del Radiotaxi 6969, che ha ricevuto le telefonate di Simone: «Abbiamo dato la massima disponibilità possibile – fa sapere il direttore Vincenzo Mazza –. C’è da dire che attualmente abbiamo solo una ventina di auto attrezzate, quindi non possiamo obiettivamente garantire l’arrivo della macchina su chiamata last minute». L’alternativa proposta agli utenti è la prenotazione, ma probabilmente, precisano ancora dal 6969, l’altra sera c’è stato pure un problema di comunicazione tra radiotaxi e cliente: «I nostri operatori hanno comunque seguito il protocollo – chiosa Mazza – e uno di loro si è dedicato esclusivamente a quella richiesta, come succede di prassi in queste occasioni».

Il problema resta, e neppure i tassisti lo nascondono. Sul caso interviene anche il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Anna Scavuzzo, che in questa settimana ha incontrato per due volte i rappresentanti sindacali della categoria per parlare dei tanti irregolari nel settore del trasporto pubblico non di linea: «È una disavventura di cui bisognerà tenere conto e sono sicura che farà riflettere anche i tassisti – sottolinea Scavuzzo –. Stiamo lavorando anche insieme a loro per avere un servizio pubblico efficiente, in grado anche di non lasciare spazio agli abusivi e non lasciare nessuno in strada».

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