Diabolik la mascherina e gli adolescenti

Maria Rita

Parsi

odore della madre e del suo latte che, da subito, il neonato riconosce come primaria nutritiva fonte di vita e lo sguardo che, con l’abbraccio, durante l’allattamento, favorisce “il primo innamoramento” dell’essere venuti al mondo, col volto della madre negli occhi, quale ponte di mimica facciale con le emozioni della vita, debbono farci riflettere sulla condizione dei bambini obbligati dal Covid 19 a portare la mascherina. Infatti, nonostante i ripetuti vaccini, dopo due anni di Covid 19, sono ancora le mascherine a proteggere dal possibile contagio adulti e bambini lasciando soltanto agli occhi il compito di testimoniare le loro emozioni.

Il naso e la bocca, così importanti per dare completezza alla fisionomia di un volto, per conoscersi e riconoscersi, sono tagliati via e gli occhi, vetrina dell’anima e delle sue emozioni, diventano, allora, l’unico salvagente dei rapporti umani.

Non a caso, le ragioni addotte da bambini e ragazzi che non vogliono tornare a scuola in presenza, oltre al timore del contagio e delle possibilità di veicolarlo, portandolo a casa, quali involontari “untori” a genitori e nonni, è il desiderio di non coprirsi il volto con la mascherina.

Vero è, poi,che proprio in questi giorni, in occasione del Carnevale, quasi ad esorcizzare la fatica fatta dai minori nel coprire più della metà del loro volto con la mascherina, un costume carnevalesco molto richiesto, proprio e soprattutto da preadolescenti e adolescenti, è stato quello di “Diabolik” . Un ladro, insomma, che, pur essendo assai ricco, cerca nel furto “ un risarcimento”, in nome dell’incolmabile vuoto che ha dentro.

E che nessun furto, sia chiaro, potrà mai adeguatamente riempire. Così, quel ladro mascherato non può che farci riflettere sull’irrisarcibile perdita di tempo, di contatti, di esperienze e di riti che, per questa pandemia, è toccata ai minori. E non soltanto a loro!