Caso Di Fazio, narcotizzava e violentava le vittime: giudizio immediato per altri 4 casi

Il manager è già a processo per gli abusi sulla studentessa di 21 anni stordita con il caffè. Risponderà anche di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione della ex moglie che fece 13 denunce

Antonio Di Fazio

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Milano - Per altri cinque casi di violenza sessuale la procura ha chiesto il giudizio immediato per Antonio Di Fazio, il manager arrestato lo scorso maggio e già sotto processo con rito abbreviato per aver attirato nel suo appartamento una studentessa 21enne. Dopo averla narcotizzata, il manager ha abusato di lei e l’ha fotografata in posizioni oscene per aggiungere le immagini alla sua collezione degli orrori. L’istanza con cui il pm Alessia Menegazzo e il procuratore aggiunto Letizia Mannella chiedono di processare senza celebrare l’udienza preliminare, arriva dopo l’incidente probatorio in cui, lunedì scorso, il gip Chiara Valori, su accordo di accusa e difesa, ha acquisito i verbali delle deposizioni di quattro giovani vittime, per gli inquirenti violentate con lo stesso schema usato per la 21enne.

Le quattro ragazze a cui si aggiunge la ex moglie (per quest’ultima Di Fazio risponde anche di tentato omicidio) sono al centro della nuova richiesta avanzata in vista anche dell’eventuale unione dei due procedimenti. L’uomo, in carcere da circa sette mesi, la scorsa settimana davanti al gup Anna Magelli ha ammesso gli abusi nei confronti della studentessa. E lo stesso ha fatto in precedenza in un interrogatorio reso ai pm, ai quali, ha confessato anche gli altri episodi. Il processo con rito alternativo riprenderà il prossimo 18 gennaio. Un altro filone dell’indagine riguarda, invece, il tentato omicidio dell’ex moglie. Fra il 2009 e il 2014 la donna presentò 13 denunce, per una serie di episodi gravissimi. Nella dolorosa audizione dell’ex moglie, assistita dall’avvocato Maria Teresa Zampogna, al quarto piano del Palazzo di giustizia, la donna ha confermato di essere stata sottoposta a maltrattamenti, di essere stata narcotizzata, di avere subito stalking e minacce, secondo il “modus operandi” già riferito dalle altre vittime. Ha ripercorso anche l’episodio del 4 maggio 2014, riqualificato dai pm come tentato omicidio aggravato dalla premeditazione, dal vincolo coniugale e dall’uso di “sostanze narcotizzanti”. Quel giorno il manager milanese avrebbe attirato in trappola l’ex moglie nell’appartamento in via Salvemini dove avevano abitato fino alla separazione.

L’avrebbe aggredita, avrebbe tentato di narcotizzarla ma la donna riuscì a salvarsi. In seguito la sorella dell’imprenditore avrebbe stilato il certificato medico per avallare la tesi, fasulla, di un’aggressione subita da Di Fazio. Il medico compiacente avrebbe nel referto sostenuto ferite compatibili con una aggressione, ribaltando la realtà sostenuta dalla ex moglie. Per molto tempo Di Fazio ha avuto vita facile, anche nell’ottenere la sostanza con cui “drogava“ le sue vittime, si serviva di medici compiacenti che emettevano certificati continuativi di benzodiazepine. In particolare li chiedeva per l’anziana madre, ma poi li usava con le vittime.

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