Milano, Di Fazio lascia il carcere. Le vittime: "Un’ingiustizia"

Il manager dalla doppia vita accusato di avere violentato cinque donne dopo averle drogate e aver tentato di uccidere la ex moglie

Il manager milanese Antonio Di Fazio

Il manager milanese Antonio Di Fazio

Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/buongiornomilano

Milano, 22 febbraio 2022 - Hanno capito bene le vittime di Antonio Di Fazio, il manager dalla doppia vita, in carcere a San Vittore con l’accusa di avere violentato cinque donne dopo averle drogate e aver tentato di uccidere la ex moglie. Sanno che non verrà scarcerato nel senso che sarà libero, e ci mancherebbe, ma la protesta, in una lettera, è diretta proprio al provvedimento della gip Anna Magelli che ha deciso di "revocare" la detenzione in carcere, dopo soli otto mesi, per il trasferimento in una comunità con braccialetto elettronico. Ed essendo Di Fazio molto benestante, potrà addirittura permettersi una "comunità a cinque stelle", come la definiscono le vittime, da 180 euro al giorno, insomma nulla di equiparabile ad un carcere.

Il procuratore capo facente funzione Riccardo Targetti ieri, in una nota, ha voluto precisare: "Di Fazio è tutt’ora detenuto presso il carcere di San Vittore e continuerà ad affrontare in stato di detenzione il processo con il rito abbreviato (la sentenza è attesa per il 28). Il giudice Anna Magelli, su istanza dei difensori e con il parere favorevole della procura, ha solo ordinato il trasferimento dell’imputato in una comunità protetta ad “alta intensità di protezione“, ove rimarrà in stato di detenzione con braccialetto elettronico e pertanto nella pratica impossibilità di muoversi e di comunicare con persone diverse dai difensori e dai familiari". Targetti parla di notizie "false" che creano allarme. Ma le vittime si ribellano, e mettono nero su bianco la loro delusione.

"Non ci sentiamo per nulla rassicurate dalla nota di Targetti – si legge nella lettera –. Fra l’altro, non è affatto falsa la notizia della scarcerazione, perché Di Fazio verrà sì scarcerato appena, nei tempi tecnici, arriverà il braccialetto elettronico, essendo stato ammesso, con provvedimento e parere favorevole della procura, agli arresti domiciliari. La Comunità non è affatto un luogo di detenzione - scrivo ancora - men che meno ad “alta intensità di protezione“ come erroneamente scrive Targetti, bensì una “comunità psichiatrica ad alta assistenza“ ove Di Fazio permarrà in regime di arresti domiciliari".

L’ordinanza di sostituzione della misura cautelare firmata dal gip si basa sul comportamento processuale dell’imputato, che avrebbe confessato la violenza a una studentessa della Bocconi e prestato il consenso all’acquisizione a fini probatori in dibattimento di tutti i verbali delle sommarie informazioni rese dalle persone offese nel corso delle indagini. Ancora un altro elemento che avrebbe indotto la decisione è il "forte legame con il figlio che farebbe scemare - secondo gli investigatori - il pericolo di fuga" e infine la "possibilità per l’imputato di proseguire il percorso terapeutico iniziato con lo psichiatra anche nella comunità". Trascorsi i tempi tecnici per ottenere il braccialetto elettronico che, in realtà avrebbe già dovuto arrivare ieri, il provvediemnto è di venerdì, Di Fazio uscirà da San Vittore e andrà alla "Perla" di Grumello.

La storia criminale di Di Fazio è lunga. Solo nei confronti dell’ex moglie, secondo gli inquirenti, sarebbe responsabile di 4 reati commessi dal 2009 al 2017: violenza sessuale con uso di narcotici, tentato omicidio premeditato, maltrattamenti in famiglia e stalking. Tra il 2009 e il 2014 la donna presentò tredici denunce, per una serie di episodi gravissimi. Nella dolorosa audizione dell’ex moglie, al quarto piano del Palazzo di giustizia, la donna aveva confermato di essere stata sottoposta a maltrattamenti, di essere stata narcotizzata, di avere subito stalking e minacce, secondo il “modus operandi” già riferito dalle altre vittime. Davanti al giudice Magelli il manager ha ammesso gli abusi nei confronti della studentessa, adescata con la scusa di uno stage nella sua azienda farmaceutica: il colloquio a casa sua, il caffè drogato, il malore della ragazza che poi lo ha accusato, facendo partire l’inchiesta il giorno dopo.  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro