ANDREA GIANNI
Cronaca

“Restituite i soldi spariti per la truffa”: ma la banca se ne infischia. Correntista beffata due volte

Il caso di una pensionata costretta dai malviventi a compiere operazioni che hanno svuotato il conto corrente. Disattesa la decisione dell’organo di mediazione di Bankitalia, che aveva imposto all’istituto di credito il risarcimento

Polizia postale (Archivio)

Polizia postale (Archivio)

Milano, 24 maggio 2024 – La truffa è scattata con un sms, contenente un link-trappola, ed è proseguita con la telefonata di un falso operatore bancario dal numero verde, clonato, dell’istituto di credito.

Approfittando della sua buona fede, hanno indotto la correntista 68enne a compiere operazioni che nell’aprile 2022 hanno svuotato il suo conto corrente, con un bonifico di 29.547 euro con la causale "acquisto immobile" fatto a sua insaputa. Soldi finiti, quindi, nelle tasche dei truffatori. Un raggiro, nella forma più diffusa, sfociato in un ricorso davanti all’Arbitro Bancario Finanziario (Abf) di Milano, organo istituito dalla Banca d’Italia per dirimere le controversie fra istituti di credito e clienti, basato sul fatto che l’istituto di credito "non ha dotato i propri sistemi di home banking di un “sistema di autenticazione forte" necessario per garantire la protezione dei dati e prevenire truffe.

A mani vuote

L’Abf ha dato ragione alla correntista, assistita da Federconsumatori Milano, ordinando alla banca di rimborsarle integralmente la somma sottratta, in quanto responsabile per le mancate misure di sicurezza per proteggere i conti. Ma l’istituto non ha mai pagato, cavandosela con una Pec con la quale si limitava a esplicitare "la propria volontà di non adempiere alla decisione", rifiutandosi anche di partecipare a successivi tentativi di mediazione.

La donna, quindi, è stata costretta a tornare alla casella di partenza presentando - a due anni dalla truffa - un ricorso davanti al Tribunale civile di Lodi, depositato dall’avvocato Maria Rosaria Brancaccio. L’ultima carta per cercare di ottenere giustizia, rivolgendosi ai giudici per fare breccia nel muro innalzato dal colosso del credito. Si chiede quindi di "accertare e dichiarare la responsabilità contrattuale" della banca citata in giudizio e condannarla al "risarcimento del danno patrimoniale".

Non è un caso isolato ma, secondo il punto di osservazione di Federconsumatori, sono numerose le decisioni dell’Arbitro Bancario Finanziario, nato proprio per dirimere i contenziosi evitando lunghe e costose cause in Tribunale, che restano solo sulla carta. Gli istituti di credito si rifiutano di adempiere, e i correntisti devono attendere anni perché vengano rispettati i loro diritti.

La speranza dalla Cassazione

Ora una sentenza della Cassazione, emessa lo scorso febbraio, potrebbe segnare una svolta nei casi di phishing e vishing, una forma di truffa, sempre più diffusa, che utilizza il telefono come strumento per appropriarsi di dati personali e sottrarre poi somme di denaro. La banca, in sostanza, deve dimostrare "di aver adottato soluzioni idonee a prevenire o ridurre l’uso fraudolento dei sistemi elettronici di pagamento, quali ad esempio l’invito al titolare della carta di appositi sms alert di conferma di ogni singola operazione, sulla base di un principio di buona fede nell’esecuzione del contratto". Un precedente che potrebbe fare da apripista nei Tribunali.

La posizione dei consumatori

“Questa sentenza è molto importante in quanto afferma un principio chiaro – spiega Carmelo Benenti, presidente di Federconsumatori Milano – la responsabilità di una banca non può essere uguale a quella di un cittadino medio. Va fatta sicuramente più prevenzione e informativa da parte degli istituti, ma è importante ricordare che gli intermediari hanno l’obbligo di fermare le operazioni sospette. Tenuto conto del monitoraggio che sono in grado di fare sulle movimentazioni dei conti, crediamo che una responsabilità debba sussistere a priori nel caso di truffe, soprattutto verso i soggetti più anziani".

Truffe sempre più diffuse e commesse con modalità sempre più sofisticate, come dimostra la valanga di casi approdati davanti al collegio milanese dell’Arbitro Bancario Finanziario, presieduto da Flavio Lapertosa.

Un altro niet

Una correntista, agganciata sempre con un "sms civetta" che l’ha indirizzata sulla schermata di un sito internet identico a quello della sua banca, ha ricevuto la telefonata di un falso operatore che la informava sulla "necessità di intervenire su alcune operazioni sospette", inducendola a comunicargli una serie di codici inviati.

Così i truffatori sono riusciti a effettuare quattro bonifici a loro favore, per un importo complessivo di 11.420 euro. La donna ha sporto denuncia ai carabinieri e, sempre tramite Federconsumatori, ha provato la strada di un ricorso all’Abf.

L’organo di Bankitalia le ha dato ragione, evidenziando con la banca "non ha provato di aver adottato gli standard di sicurezza corrispondenti alla disciplina oggi applicabile". Il ricorso è stato accolto, nel provvedimento si stabilisce che la banca deve rimborsare 11.420 euro alla correntista. Ma, anche in questo caso, l’istituto di credito si è rifiutato finora di pagare il dovuto.

Intanto, di fronte al dilagare delle truffe informatiche (dal 2018 i casi sono quasi raddoppiati), la Polizia postale diffonde nuovi alert contro i cyber-criminali: "Si sottolinea ancora una volta l’importanza di non rivelare mai a nessuno, via telefono come via social o via email, i nostri dati più sensibili, le nostre password dispositive, i Pin o i nostri codici di accesso. È opportuno diffidare sempre di fronte a soggetti che richiedono tali dati, presentandosi come operatori di istituzioni pubbliche, importanti aziende o istituti bancari".