Ultimo saluto a Daniel, il ragazzo di Rho morto in un carcere francese: "Non fu suicidio"

Il giovane di vent'anni è stato trovato morto nella sua cella in Francia pochi giorni prima che iniziasse l'udienza che avrebbe potuto scarcerarlo

Branka Milenkovic con il figlio Daniel Radosavljevic

Branka Milenkovic con il figlio Daniel Radosavljevic

Palloncini bianchi e blu (il colore preferito da Daniel), striscioni degli amici, “insieme a te è volato via un pezzo del nostro cuore” e “giustizia per Daniel” e il rombo del motore di una moto. Era gremita mercoledì pomeriggio la chiesa San Vittore a Rho per l'ultimo saluto a Daniel Radosavljevic, 20 anni, trovato impiccato lo scorso 18 gennaio nella cella del carcere di Grasse (Francia) dove si trovava in custodia cautelare dopo l'arresto dell'8 ottobre 2022.

Accanto alla mamma Branka Milenkovic, la sorella Iris e il fratello Brian, famigliari e tantissimi amici. Daniel era nato e cresciuto in città, era molto conosciuto e oggi tutti lo hanno voluto salutare per l'ultima volta. Sull'altare il prevosto don Gianluigi Frova e altri due sacerdoti che avevano conosciuto Daniel, quello dell'oratorio di Mazzo e uno dei salesiani di Arese, dove aveva studiato.

Prima della funzione religiosa due amiche, Sara e Katia, hanno voluto ricordare il 20enne, “vorrei essere svegliata all'improvviso dalla tua chiamata e sapere che tutto questo è solo un brutto scherzo. Non è facile accettare la tua morte, eri una persona speciale, siamo stati fortunati ad averti conosciuto. A tutti noi hai lasciato qualcosa di grande e di importante che ci darà la forza per arrivare alla verità sulla tua morte”.

La famiglia non ha mai creduto all'ipotesi del suicidio e nei biglietti scritti a mano da Daniel in carcere ha trovato la conferma e altri elementi per fare chiarezza. Daniel aveva di morire, sapeva di essere in pericolo perché era considerato dagli altri detenuti un infame.

Questo l'antefatto: il 26 agosto nell’area di servizio Sesia Est della A26, in provincia di Vercelli, il 20enne a bordo di un T-Max rubato era sfuggito alla polizia al termine di un inseguimento. L'8 ottobre a Cannes aveva speronato le auto della Gendarmeria su un pick-up. Accusato dall'Autorità Giudiziaria francese di inottemperanza all'ordine di fermo e tentato omicidio di un pubblico ufficiale, era stato arrestato. Il 25 gennaio ci sarebbe stata l'udienza perché la custodia cautelare stava per scadere. Il 15 gennaio Branka sente per l'ultima volta al telefono il figlio.

Tre giorni dopo, il 18 gennaio, una nuova telefonata dal carcere, ma questa volta è la direzione: Daniel si è impiccato in cella durante il regime di isolamento. E poi un'altra telefonata sempre dal carcere, qualcuno dice alla famiglia di investigare e che potrebbe esserci la responsabilità della polizia penitenziaria. “Oggi abbiamo salutato Daniel ma inizia anche la nostra battaglia per avere giustizia – raccontano gli amici – stasera faremo una fiaccolata, proprio per questo”.

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