Da Gomorra a Opera, morto il boss Di Lauro

La Procura di Milano dispone l’autopsia sul cadavere. Il suo legale: "Era mentalmente instabile. Fingeva? Allora era un grande attore"

Migration

di Andrea Gianni

Il nome di Cosimo Di Lauro è legato alla prima faida di Scampia, iniziata nell’ottobre del 2004, con oltre cento morti. Una guerra di mafia che insanguinò le strade di Napoli, tra i fatti di cronaca che hanno ispirato “Gomorra“ di Roberto Saviano, innescata per vendicarsi dei cosiddetti "scissionisti", famiglie di malavitosi una volta amiche che cominciarono a prendere le distanze dai Di Lauro fino a diventarne acerrimi nemici. Sullo sfondo il controllo del business miliardario dello spaccio di droga, con fiumi di cocaina anche verso Milano e il Nord Italia. Il boss della camorra è morto all’età di 49 anni nel penitenziario di Opera, dove era detenuto al 41bis, il regime di carcere duro. Saranno gli esami medici disposti dalla Procura di Milano a stabilire le cause della morte, ma sul cadavere del figlio del capoclan Paolo Di Lauro non sarebbero stati riscontrati segni tali da far pensare al suicidio. Al momento si propende per un decesso per cause naturali.

Il pm Roberto Fontana ha ritenuto però opportuno, come atto dovuto, aprire un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti, disponendo l’autopsia e gli esami tossicologici. Secondo un primo esame esterno la morte di Cosimo, che ormai viveva in un grave stato di decadimento psicofisico, sarebbe sopraggiunta la notte fra domenica e lunedì, anche se la constatazione del decesso è delle 7,10. Di Lauro venne arrestato il 21 gennaio 2005 (lo stesso anno finì in regime di carcere duro) e sarà ricordato soprattutto per aver dato vita alla prima faida di Scampia. Le piazze di spaccio di Secondigliano producevano guadagni esorbitanti. Gli interessi erano esasperati dalla sete di potere e, a far scattare la molla della ritorsione, fu la scoperta, da parte di Cosimo, del tradimento di Gennaro Marino, ex braccio destro del padre. E fu così che ordinò l’epurazione completa di tutte quelle famiglie: dai Marino agli Abbinante; dagli Abete agli Amato, fino ai Pagano. Cosimo, amante dei vestiti costosi e di marca, è sempre stato definito come un tipo feroce e "particolare". Il primo ergastolo gli è stato inflitto per l’omicidio di Massimo Marino, cugino dell’ex fedelissimo Gennaro Marino. Poi ne sono seguiti molti altri. In tutti i processi che si sono celebrati dal 2005 in poi è stato sempre chiesto di verificare la capacità di intendere e di volere e di sostenere il giudizio di Cosimo Di Lauro. L’8 marzo del 2010 il suo legale, l’avvocato Saverio Senese, presentò una relazione nella quale si evidenziavano segni di instabilità mentale: pseudo-allucinazioni uditive, reazione depressiva ansiosa e turbe del sonno. "Ormai non rispondeva più alle domande, era sempre sporco, assente; sin dall’inizio ho sempre avuto la sensazione che fosse uno squilibrato", ricorda Senese che l’ha incontrato l’ultima volta a Rebibbia. "Dicevano che stesse fingendo - conclude Senese - se così è stato allora era anche un grande attore...".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro