Da Enrico a Graziano, morti sul lavoro dopo i 60 anni: "Basta stragi"

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L’autopsia sul cadavere, disposta dal pm Mauro Clerici, ha escluso l’ipotesi di un malore. Enrico Pantoni ha perso l’equilibrio, ed è morto per le "lesioni cranio encefaliche" causate dalla caduta da un’altezza di due metri. L’operaio il 14 luglio dell’anno scorso si trovava su un trabattello, all’età di 65 anni. Era in trasferta dall’Abruzzo a Milano, per lavorare sugli impianti della biblioteca dell’Università Statale, in via Festa del Perdono. Le indagini a carico del legale rappresentante della Cam Impianti, impresa del Teramano per la quale lavorava l’uomo, incaricata dei lavori appaltati dall’ateneo milanese, sono ancora in corso. E la famiglia di Pantoni, assistiti dalla società Studio3A-Valore e dall’avvocato Maria Laura Bastia, attendono ancora di ricevere un risarcimento.

Pantoni è uno dei tanti operai ultrasessantenni vittime di infortuni sul lavoro, in un’età che per molti significa una tranquilla pensione e lavori manuali solo per hobby. Aveva invece 57 anni Maurizio Geloso, morto lo scorso 28 gennaio in un cantiere edile a CityLife, in via Spinola. Quel mattino Geloso, impegnato in lavori in subappalto, si trovava in un cestello elevatore d’acciaio quando è rimasto schiacciato tra la struttura e una grande trave in cemento armato, stipite di una porta che doveva controllare. Anche in questo caso le indagini, coordinate dal pm Daniela Bartolacci, sono ancora in corso per chiarire dinamica e responsabilità.

Graziano Chiari aveva già compiuto i 60 anni. Lo scorso 26 giugno è caduto da un’altezza di 15 metri, mentre lavorava in via Manfredini a Milano, ed è morto all’ospedale Niguarda. Stava lavorando sul cestello, quando il braccio della gru ha ceduto facendo precipitare la struttura. Chiari era socio di una ditta bergamasca alla quale erano stati subappaltati i lavori di ristrutturazione in uno stabile. Tragedie che hanno coinvolto operai esperti, con decenni di lavoro nei cantieri alle spalle. E il boom dell’edilizia, con l’aumento della richiesta di personale da parte delle aziende, ha avuto come effetto anche il rientro nei cantieri di persone di età ancora più avanzata. Già in pensione, ma con un assegno mensile così basso da spingere ad arrotondarlo lavorando in nero. Effetto di anni di “buchi contributivi“, dovuti all’alternanza di contratti regolari e periodi di lavoro nero o grigio, che fanno sentire le loro conseguenze una volta raggiunto il traguardo della pensione.

A.G.

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