Crisi Saipem, la rabbia dei dipendenti

Tonfo in Borsa e sindacati in allarme a Metanopoli: "Non accetteremo esuberi, intervengano Eni e Cdp"

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La giornata di ieri ha fatto registrate un nuovo tonfo per Saipem in piazza Affari: il titolo ha chiuso la seduta con un calo del 5,16% a 1 euro. In meno di un mese, dallo scorso 31 gennaio quanto è stato lanciato l’allarme sui conti con un rosso superiore a un terzo del capitale sociale e un miliardo in meno di ricavi, il titolo ha perso oltre il 50% del suo valore, con una capitalizzazione ormai ridotta a 1,01 miliardi di euro. E il terremoto in Borsa fa suonare un nuovo campanello d’allarme a San Donato Milanese, quartier generale della multinazionale che si occupa della realizzazione di impianti e infrastrutture per il settore energetico. Solo a Milano tremila dipendenti, su 32mila in tutto il mondo, con il fiato sospeso e in attesa degli sviluppi sulla crisi emersa nelle scorse settimane. "Riteniamo gravissimo quanto sta accadendo ed esprimiamo profonda disapprovazione nei confronti della gestione manageriale che, dopo i ripetuti fallimenti delle direzioni precedenti, con venti miliardi di capitalizzazione bruciati in dieci anni, ci ha riportati in una condizione di sostanziale insolvenza e insostenibilità dell’intera struttura aziendale", si legge in una nota diffusa da rappresentanti sindacali e segreterie territoriali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil dopo accese assemblee con i dipendenti. "Non accetteremo alcun piano di risanamento che passi attraverso il sacrificio di posti di lavoro, spacchettamenti e cessioni". I sindacati passano quindi la palla e Eni e Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), chiedendo "un intervento immediato al fine di presentare il 16 marzo un piano industriale che includa Saipem all’interno di un perimetro di gruppo, per un duraturo vero e sano rilancio della nostra realtà".

Il timore, quindi, è quello di risparmi sul costo del lavoro per far quadrare i conti, applicando esuberi. Una situazione che potrebbe aggravarsi a causa dell’aumento del prezzo delle materie prime e delle ripercussioni della guerra in Ucraina. I conti del 2021, di cui finora si conosceva solo l’ammanco di un miliardo di euro in termini di ricavi e di margine operativo lordo, sono da ieri all’esame del Cda. Le attese degli analisti sono per un rosso di 1,9 miliardi di euro, a fronte del buco di 268 milioni nel 2020. Situazione che ha costretto a chiamare a raccolta i soci Eni e Cdp per il salvataggio del gruppo.

Andrea Gianni

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