
di Andrea Gianni
La crisi del gruppo aveva lasciato i lavoratori milanesi del call center Omnia Network senza stipendio, con proteste scoppiate nel maggio 2009. I dipendenti in sciopero si erano anche ammanettati tra loro nella sede in via Breda. A più di 12 anni di distanza sono arrivate le condanne in primo grado, a pene da 4 fino a 6 anni di carcere, per nove imputati nel processo con al centro la bancarotta delle società Omnia Network, Libeccio e Mm Contact Center. Per le parti civili Fallimento Seteco Internation Spa (l’ex Omnia Network) e Fallimento Emme&Partners Srl è stata riconosciuta una provvisionale complessiva, a titolo di risarcimento, di circa tre milioni di euro. Tra gli imputati, l’imprenditore Sebastiano Liori è stato condannato a cinque anni di reclusione. La posizione del fratello Antonangelo, ex direttore del quotidiano L’Unione Sarda, è stata invece stralciata per motivi di salute. Le indagini coordinate dalla Procura di Milano avevano portato, nel 2012, all’arresto dei fratelli Liori con l’accusa di bancarotta fraudolenta e aggiotaggio. Secondo le indagini, acquisivano attraverso fraudolente ricapitalizzazioni e finanziamenti il controllo di società - in alcuni casi anche quotate in Borsa - o interi gruppi di impresa in grave crisi economica e finanziaria, svuotandole delle residue risorse.
Poi le stesse società venivano mandate al fallimento a scapito di centinaia di lavoratori e creditori. Un complesso sistema, ricostruito dalle indagini della Guardia di finanza, di "scatole vuote" e di società "decotte" capace di generare ingenti profitti personali. Le indagini sull’impero dei fratelli Liori, finiti nei guai giudiziari anche per la vicenda della società sarda di call center Vol2, hanno interessato, oltre a Milano, anche le Procure di Roma e Cagliari. Si sono intersecate con la crisi di società dell’Information Technology come Agile-Eutelia, per anni al centro anche di vertenze sindacali. L’aggiotaggio sul titolo Omnia Network Spa, si legge nella richiesta di rinvio a giudizio avanzata nel 2013 dall’allora pm di Milano Carlo Nocerino, riguarda in particolare "l’aver diffuso notizie false sulle condizioni economiche e finanziarie della società" quotata in Borsa, "prospettando falsamente al mercato l’imminente ricapitalizzazione mediante l’ingresso nel capitale di un nuovo soggetto economico di diritto austriaco". Trucchi per nascondere la crisi, esplosa con i fallimenti a catena e approdata in Tribunale. Otto anni dopo quella richiesta di rinvio a giudizio è arrivata la sentenza al termine del processo di primo grado. Sei anni di reclusione è stata la pena inflitta all’allora ad Roberto Nori, 5 anni all’ex vice presidente Sebastiano Liori, e all’amministratore di fatto Salvatore Cammalleri, 4 anni e mezzo al presidente del cda fino al maggio 2010 Luigino Bellusci e 4 anni agli ex componenti del cda Luigi Monterisi, Giuseppe Collot, Michele Accetturo Luca Giannetti e al fratello di quest’ultimo Danilo. Due le assoluzioni. "Siamo in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, che verrà impugnata in quanto consideriamo la condanna ingiusta", spiega l’avvocato Massimo Rabagliati, legale di Luca e Danilo Giannetti.