Covid, più tamponi fai-da-te che registrati: così la quinta ondata resta sommersa

Diagnosi coronavirus, nelle farmacie più kit venduti che test eseguiti. Ecco perché i positivi potrebbero essere il doppio

Tamponi per il Covid

Tamponi per il Covid

Milano - ​Nella settimana a cavallo tra la fine di giugno e i primi di luglio, i lombardi hanno fatto ufficialmente oltre 280mila tamponi per la ricerca del coronavirus. Cioè, non più di un quarto del milione e oltre che si sono registrati ogni sette giorni tra punti tampone gratuiti, ospedali, farmacie e anche laboratori privati per sei settimane consecutive durante l’ondata invernale di Omicron, tra Natale 2021 e la fine di gennaio (con un picco vicino al milione e mezzo dopo l’Epifania). I numeri della settimana tra il 27 giugno e il 3 luglio, in piena fase esponenziale della quinta ondata carburata dalle varianti 4 e 5 che sarebbe arrivata al suo picco la seconda settimana di luglio, sono praticamente identici a quelli della prima settimana di maggio, quando il coronavirus aveva imboccato con decisione una parabola discendente che avrebbe invertito la rotta solo a inizio giugno. Di quegli oltre 280mila tamponi settimanali di un mese fa, più di metà, il 56%, era stato effettuato nelle farmacie: segno che, benché dopo la fine dello stato di emergenza questi test siano a pagamento, anche molti lombardi che avrebbero diritto al tampone gratuito causa sintomi o per chiudere l’isolamento preferiscono farlo subito pagando 15 euro (un prezzo calmierato d’iniziativa dai farmacisti) piuttosto che bussare al medico di base e affrontare la trafila (prenotazione, o ricetta / provvedimento d’isolamento senza prenotazione) dei punti tampone gratuiti, che questa volta, infatti, non hanno visto le code dell’ondata invernale.

Boom dei test fai-da-te

Ma i tamponi fatti a pagamento in farmacia o nei laboratori privati, così come quelli che si fanno negli ospedali, dal medico o negli hub del servizio sanitario nazionale, vengono tutti registrati, e, se si risulta positivi, scatta l’isolamento per minimo sette giorni. A differenza dei test rapidi fai-da-te, acquistabili in farmacia da maggio 2021, poi anche su internet o al supermercato, ma che hanno avuto un effettivo boom solo con l’ondata Omicron dello scorso inverno. Un prelievo col bastoncino nelle narici (o di saliva nella provetta), un quarto d’ora d’attesa ed ecco la risposta, che se non si segnala a nessuno rimane tra l’autotestato e la tavoletta di plastica.

Cosa dicono i dati

In base a un’elaborazione dati della società New Line fornita al Giorno da Federfarma, le farmacie lombarde, nella settimana tra il 27 giugno e il 3 luglio, hanno venduto 221.221 di questi kit, dei quali 90.331 (il 41%), in provincia di Milano. E c’era un incremento del 46,3% rispetto alle vendite della settimana precedente, ma soprattutto erano quasi 65 mila tamponi più di quanti, nello stesso periodo, i lombardi ne abbiano fatti, registrando il risultato, nelle farmacie. Ancora: tra il 30 giugno e il 7 luglio, in base a dati ufficiali forniti al Giorno da Federfarma, i farmacisti lombardi hanno testato per il coronavirus 225.319 persone, di cui 88.790 tra Milano e hinterland, registrandone ovviamente i risultati sui sistemi informatici del servizio sanitario nazionale. I kit fai-da-te che le stesse farmacie hanno venduto più o meno nello stesso periodo (tra il 4 e il 10 luglio) sono stati 247.705, dei quali 96.263 nel Milanese; la settimana successiva (dall’11 al 17 luglio) si è conclusa con numeri appena inferiori, 244.316 test fai da te venduti dai farmacisti lombardi, 87.072 da quelli milanesi. Un incremento nell’ordine del 300% rispetto ai 61.820 autotest acquistati nelle farmacie lombarde tra il 6 e il 12 giugno (di cui 26.620 nella provincia di Milano, dove l’aumento è stato intorno al 250%). Non si comprano solo in farmacia, i self test rapidi del coronavirus: si trovano nei supermercati, si possono acquistare online.

I positivi "reali"

Un esperto in materia, consultato dal Giorno , stima però che circa due terzi delle vendite di questi kit passino dalle farmacie, giudicate più affidabili rispetto agli altri canali. Dunque, "si può stimare che in Lombardia nella prima metà di luglio siano stati acquistati circa 350 mila autotest alla settimana". E dato che non ci sono ragioni per ritenere che la percentuale di quelli risultati a doppia linea si discostasse dal tasso di positività dei tamponi “regolari“, all’epoca intorno al 25%, si può ipotizzare una cifra non troppo lontana dagli 87.930 contagiati, questi ufficiali, registrati in una settimana dal bollettino dell’assessorato regionale al Welfare il 14 luglio. Cioè, i positivi reali sarebbero più o meno il doppio di quelli noti al servizio sanitario nazionale. "Naturalmente - sottolinea l’esperto - questo “sommerso“ e i tamponi regolarmente registrati in parte si sovrappongono", nel senso che molte delle persone risultate positive all’autotest poi si recano in farmacia a far confermare la diagnosi oppure contattano il proprio medico, soprattutto in caso di sintomi. E non si può naturalmente escludere che una quota dei kit venduti non venga utilizzata ma tenuta come “scorta“, o che ci siano persone che per tranquillità personale si sottopongono all’autotest molto frequentemente. Ma secondo l’esperto "è ragionevole" ipotizzare che, almeno in quelle settimane vicine al picco, ai contagiati scoperti in Lombardia se ne aggiungessero "altri 40-50 mila" sconosciuti ai terminali, ragionando per difetto. Persone che magari si sono chiuse in casa e hanno rispettato tutte le precauzioni, come se fossero effettivamente in quarantena, ma hanno preferito non segnalarsi alle autorità sanitarie per una serie di motivi, soprattutto logistici.

La prova degli attualmente positivi

C’è una prova del nove , che si può fare ricorrendo a dati pubblici. In Lombardia lo scorso 2 gennaio, quando l’ondata natalizia di Omicron 1 era prossima al picco di contagi, c’erano 550.496 persone "attualmente positive" al coronavirus, e di queste 3.540 erano in ospedale (incluse le terapie intensive): il tasso di ricovero era dello 0,64% dei positivi. Il primo agosto, l’altro giorno, i lombardi "attualmente positivi" al coronavirus erano 118 mila, e di loro 1.452 erano ricoverati; cioè era finito in ospedale l’1,23% dei contagiati, praticamente il doppio rispetto a gennaio. "Le varianti che circolano adesso non sono più pericolose della Omicron di dicembre, l’impatto è molto simile su una popolazione ampiamente vaccinata - ragiona l’esperto -. Probabilmente il tasso di ricoveri è più elevato perché i positivi reali sono molti più di quelli diagnosticati". Forse, addirittura il doppio.

 

 

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